26/09
di Giuseppe Pennisi
Il Rapporto
“Italia, dare slancio alla crescita e alla produttività” dell’Ocse è uno dei
lavori che l’organizzazione internazionale con sede a Parigi pubblica
periodicamente sulla trentina di Stati che ne fanno parte. È un documento
snello che di solito viene letto dai dicasteri economici dei Paesi interessati
e utilizzato dai giornalisti perché presenta dati e statistiche in modo di più
agevole consultazione dei compendi pubblicati dagli uffici centrali nazionali
di statistica e dall’Eurostat.
Quest’anno
la presentazione del Rapporto e stata l’occasione per prendere il polso allo
stato e alle prospettive delle riforme attuate e in cantiere da quando il
Governo Monti e in carica: un seminario di studio di un’intera giornata, il 24
settembre, con grande spolvero di Ministri e di Direttori generali, nonché di
qualche accademico. I punti salienti sono stati presentati da agenzie di stampa
e da televisioni. Il seminario poteva dare l’apparenza di un grande spot per il
Governo. Tuttavia c’è poco da essere lieti nel prevedere una crescita del Pil
di 4 punti percentuali dal 2013 al 2023 (pari quindi allo 0,33% l’anno) dopo
una contrazione di 14 punti percentuali dal 2008 al 2014. Il documento, poi,
sostiene che le riforme sono state “iniziate” e si augura che vengano
“attuate”. Inoltre, il Rapporto ignora comparti in disperato e urgente esigenza
di riforma, come la giustizia, specialmente quella civile. Il vero colpo è
stato il 26 settembre alla presentazione, al Tempio di Adriano, del Rapporto
annuale Svimez- ancora una volta con una grande parata di politici. In breve,
se quest’anno il Pil dell’Italia si contrae del 2,4% (ultima stima sia del
Governo sia dell’OCSE), quello del Mezzogiorno crolla del 3,5%. Una
crescita per il Paese dello 0,33% l’anno dal 2014 al 2024 vuole dire che nelle
Regioni del Sud ed in Sicilia a dieci anni di crisi ne seguiranno altri dieci
di “crescita negativa” (eufemismo per dire “impoverimento progressivo” , mentre
un terzo dell’Italia si spopola in quanto ha ripreso l’emigrazione.
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