martedì 18 settembre 2012

CAPIRE LA CRISI in Il Foglio 19 settembre



Massimo Calvi
CAPIRE LA CRISI
Rubettino, 123 pagine   € 10

Non è un nuovo  lavoro tecnico di un economista che si aggiunge alle dozzine pubblicate negli ultimi anni, ma una riflessione scritta da un giornalista : prende l’avvio dalla bolla dei mutui americani (e delle sue determinanti) per arrivare ai nodi del debito sovrano europeo. È un racconto semplice che ha il pregio, soprattutto, di illustrare in modo facilmente comprensibile avvenimenti contorti. Calvi mette correttamente l’accento (in pillole) su due filoni relativamente nuovi del pensiero economico: la teoria economica dell’informazione (ossia come l’informazione incide sui comportamenti economici) e la neuro-economia (ossia il nesso tra psicologia e comportamenti economici).

È  un libro a tesi: alla base della crisi ci sarebbe “l’avidità”, il volersi arricchire unicamente per il piacere di arricchirsi. “Non è la ricchezza a dovere essere temuta, ma il modo in cui viene realizzata e le sue finalità”. È una tesi per alcuni aspetti discutibile poiché, in mercati ben funzionanti, la massimizzazione dell’utile è la molla del progresso. Inoltre, la crisi è parte della profonda trasformazione economica mondiale in corso dalla metà degli anni Novanta quando l’area atlantica perse il monopolio della tecnologia che le aveva consentito per circa due secolo di prendere il volo dal resto del mondo, rimasto in gran misura in agricoltura di sussistenza.
Nonostante questi due limiti, è un saggio che dovrebbe essere letto specialmente da chi è in politica attiva ed ha il compito di trovare modi e maniere per uscire da una crisi di cui conosce i tratti principalmente tramite la lettura affrettata di quotidiani e non ha il tempo e la strumentazione per affrontare la letteratura economica “pesante”.
  


2 commenti:

Massimo Calvi ha detto...

E' vero che "in mercati ben funzionanti la massimizzazione dell’utile è la molla del progresso". Ma in Capire la crisi spiego bene che quelle condizioni ideali di mercato, nella realtà, non si verificano mai né mai si sono verificate. E il costo di quel profitto finisce per pesare sempre su qualcun altro. Come la crisi ha dimostrato e dimostra. (Grazie comunque per la bella recensione. mc)

patrikpen ha detto...

Massimo a ragione, gli sforzi della comunità internazionale sono proprio indirizzati ad un miglior funzionamento dei mercati: oggi funzianano meglio di un secolo fa .Patrikpen