sabato 8 settembre 2012

LA "CONDIZIONALITÀ" SECONDO MARIO DRAGHI in Il Velino 8 settembre

LA "CONDIZIONALITÀ" SECONDO MARIO DRAGHI


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Roma - Nella conferenza di presentazione degli esiti della riunione del Consiglio della Banca centrale europea (Bce) del 6 settembre in cui ha delineato il programma OMT (Outright Monetario Transactions), il presidente Bce Mario Draghi ha più volte insistito che la ‘condizionalità’ di politica economica annessa agli acquisti di obbligazioni in base alle OMT sarà ‘dura’ ma non ha fornito alcuna specifica. Tale ‘condizionalità’ è da distinguersi da quella giuridico-formale (domanda di accesso agli aiuti del fondo SalvaStati, ecc.) ed attiene alle politiche economiche da attuarsi per beneficiare del supporto OMT

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Per avere un’idea di cosa Draghi intenda, è utile riprendere in mano i verbali di quando faceva parte, su nomina del ministro del Tesoro Andreatta confermata, successivamente, dal ministro del Tesoro Goria, del Consiglio d’Amministrazione della Banca Mondiale. Si tratta di circa 25-30 anni fa quando uno dei temi centrali era il supporto che Banca Mondiale (e Fondo monetario) dovessero dare agli Stati principalmente dell’America Latina dopo la dichiarazione d’insolvenza da parte del Messico (1987), seguita a catena da quella di altri. Un tormentone che è stato risolto, alla fine, da un altro italiano, che oggi nessuno vuole ricordare: Bettino Craxi nella veste di rappresentate speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per i problemi del debito sovrano dei Paesi in via di sviluppo.





Draghi veniva considerato uno dei ‘falchi’ in questa materia in seno al Consiglio d’Amministrazione della Banca. Prendeva posizioni molto più ‘dure’ di quelle dei rappresentanti (nel CdA della Banca) degli Stati Uniti e della Germania. Anzi mentre gli Usa e la Repubblica federale allora lavoravano per una sanatoria per i Paesi più poveri e più indebitati, Draghi era parte di quel gruppo di consiglieri che si opponevano a tale misura sostenendo che al ‘condono’ sarebbero seguiti altri stravizi. Pure la Francia socialista apparteneva alla schiera dei ‘rigoristi’.





Occorre, però, sottolineare che Draghi, allievo di Federico Caffè e professore di economia internazionale, non insisteva per bilanci in pareggio, riduzione dei debiti e privatizzazioni in quanto meritori in sé stessi ma in quanto strumenti di crescita. La ‘condizionalità’ – da applicarsi con rigore poiché pacta sunt servanda è il principio di base di un’economia di mercato – doveva essere finalizzata all’aumento della produttività ed allo sviluppo, sbloccando i colli di bottiglia che frenano il potenziale dell’economia reale.





La storia non si ripete. E nell’arco degli anni gli uomini cambiano. Tuttavia questi dati possono servire a meglio afferrare quella che sarà potrà essere ‘la condizionalità secondo Mario Draghi’. (ilVelino/AGV)

(Giuseppe Pennisi) 08 Settembre 2012 16:41

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