l’analisi
Ma per Supermario il sentiero resta stretto
Ma per Supermario il sentiero resta stretto
DI GIUSEPPE PENNISI P er tentare di anticipare quelli che potranno essere gli esiti della riunione del Consiglio della Banca centrale europea in calendario domani è necessario valutare due aspetti: a) in che misura i mercati finanziari hanno già tenuto conto d’un eventuale nuovo rinvio delle decisioni principali (quelle in materia di acquisto e in funzione anti-spread); b) i margini entro cui il management della Bce può operare prima del 12 settembre, data non solo dell’annuncio dei primi risultati della vertenza pendente alla Corte Costituzionale tedesca ma anche delle elezioni politiche olandesi, dove i sondaggi annunciano un’affermazione del partito anti-euro. Il primo tema è forse di maggior rilievo rispetto al secondo, in quanto i Governi e le istituzioni finanziarie internazionali sono molto sensibili agli umori dei mercati. Sino al fine settimana scorso, l’impressione degli analisti e dei gestori finanziari era che i mercati avessero già in gran misura «scontato» un esito sostanzialmente dilatorio della riunione, specialmente a ragione della posizione palese (e rigorosissima) presa dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Nelle ultime ore, anche in seguito all’incontro tra il presidente della Bce, Mario Draghi, e la pertinente Commissione del Parlamento Europeo, le sensazioni sembrano cambiate. Dopo l’intervento a porte chiuse di lunedì, sono cresciute le aspettative di un esito positivo nel senso che almeno alcune misure verrebbero approvate già domani, in attesa di un programma più ampio in ottobre (dopo l’assemblea annuale di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale).
Lo dice apertamente Marie Diron di Ernst & Young, sino a poco tempo fa dirigente della Bce: in caso di un rinvio, ci potrebbe essere una corsa a vendere titoli spagnoli ed italiani. Lo si bisbiglia, con evidente preoccupazione, alla Wilhehlmstrasse a Berlino, sede del ministero dell’Economia e delle Finanze. In questa ottica, le parole sugli obiettivi particolaristici dei mercati, pronunciate il 3 settembre dal cancelliere Angela Merkel, vengono lette a Francoforte come un 'assist' a Mario Draghi in quanto un’eventuale fase protratta di tensioni sui mercati è contro l’interesse di tutti. Di fronte a queste prospettive, cerchiamo di vedere cosa può effettivamente ottenere l’Esecutivo della Bce in queste ultime ore di trattativa. In primo luogo, un programma organico non può essere varato prima che gli uffici legali di Bce e di alcune banche centrali nazionali si esprimano rispetto a cosa consentono ora gli Statuti della Banca (non dopo un loro eventuale emendamento). In secondo luogo, il contesto politico è tale da precludere decisioni a medio e lungo termine. In questa strada (molto stretta) quello che è realistico pensare è che il Consiglio Bce autorizzi l’Esecutivo all’acquisto di titoli a breve termine (con scadenza a non più di due o al massimo tre anni) utilizzando come pretesto la motivazione che tali acquisti (con «condizionalità ») spingerebbero Governi e Parlamenti ad effettuare le necessarie riforme (nel caso dell’Italia in particolare, a varare le numerose misure applicative di riforme- quadro ancora in gran misura sulla carta).
Tali interventi sarebbero un argine (non molto robusto) allo spread. Cosa si intende con il termine «condizionalità »? Un’intesa sulle misure analoghe a quelle che si concludono da sempre con il Fmi (e che è stata più volte firmata dalla troika, da un lato, e ,dalla Grecia, dall’altro). Una bozza circola tra le banche centrali nazionali della troika. Nei corridoi dell’Eurotower, si bisbiglia che all’Italia si chiederebbe sostanzialmente un cronogramma dei decreti e di altre misure attuative delle leggi di riforma approvate nei mesi scorsi. Da una parte, ciò rafforzerebbe il Governo rispetto a quelle burocrazie che praticano la 'lentocrazia' ed al Parlamento. Da un’altra, però, accentuerebbe l’accusa, dalle opposizioni, che i tecnici nostrani sono finiti sotto tutela di altri tecnici. È ancora incerto se lo Stato «beneficiario» di tali acquisti debba formulare una domanda specifica.
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Lo scenario più probabile?
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