Roma potrebbe avere un ruolo-chiave nella scelta delle politiche Ue per il lavoro
DI GIUSEPPE PENNISI
Con la riunione degli sherpa si è entrati nel cuore della preparazione del Consiglio Europeo in calendario il 18-19 ottobre. Sarebbe futile anticipare del tutto i contenuti della bozza ancora in discussione predisposta dal presidente Hermann Von Rompuy. Inoltre, negli ultimi giorni, paiono cambiati i termini di un compromesso tra i principali azionisti dell’Eurozona, cioé Berlino e Parigi. In breve, accantonata l’idea di iniziare una trattativa per una riforma complessiva dei Trattati ed adottato un approccio molto gradualistico in materia di crescita del bilancio europeo (rispetto ai bilanci nazionali), sembrava che il 18-19 ottobre il Consiglio Europeo potesse adottare un’intesa articolata su: maggiore solidarietà (l’intégration solidaire, slogan portante dell’Eliseo) e maggior controllo collegiale preventivo dei bilanci, unitamente a passi significativi sull’unione bancaria. In questo compromesso, per l’Italia si profilava il ruolo di socio minore.
I dati su occupazione e crescita apparsi lunedì 2 ottobre, unitamente a difficoltà tecniche in tema di Edira (una nuova Autorità europea per risolvere i fallimenti di istituzioni finanziarie) e di Edgar (la garanzia europea dei depositi bancari) hanno però rapidamente cambiato il quadro. Riassumiamone i termini essenziali: il tasso di disoccupazione nell’Eurozona viaggia oltre l’11,5% della forza lavoro (rispetto all’8% degli Usa) con punte già del 25% in Spagna e Grecia e del 16% in Portogallo. Ancora più grave: l’inizio di una ripresa viene ora previsto tra il secondo semestre 2013 e il primo semestre 2014 e le stime sono di una crescita tanto lenta da assomigliare ad una stagnazione. Per il decennio 2014-2024 l’Italia crescerebbe al tasso dello 0, 33% l’anno (più o meno lo stesso della Francia) mentre Grecia, Portogallo e Spagna viaggerebbero a tassi addirittura inferiori. Quanto ai virtuosi Stati nordici, anch’essi faticherebbero a tenere aumenti del Pil dello 0,8-1,0%. Le conseguenze? Sarebbero soprattutto di tipo sociale. C’è il rischio di una generazione di 'senza lavoro' che attizzerebbero, agli estremi di destra e di sinistra, tensioni anti Ue. Urgono quindi misure concrete da fare uscire dal cappello dei capi di Stato e di Governo la sera del 19 ottobre.
In questo nuovo contesto, l’Italia potrebbe giocare un ruolo: la nuova Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) voluta dal ministro Fornero potrebbe infatti essere il tassello utile per coniugare i progetti di indennità europea di disoccupazione. È un’opportunità da cogliere, viste soprattutto le posizioni di Parigi e Berlino: la prima vuole rilanciare l’idea di una tutela europea di indennità di disoccupazione (a complemento di quelle nazionali) mentre la seconda punta soprattutto a rafforzare la richiesta di riforme preventive, senza le quali la «solidarietà europea» avrebbe poco significato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Crescono a Bruxelles i timori per i dati drammatici sulla disoccupazione. Si studiano tutele a favore dei più giovani: piace il modello italiano dell’Aspi
Nessun commento:
Posta un commento