venerdì 26 ottobre 2012

A Roma La Gioconda emerge dalle nebbie in Milano finanza 27 ottobre



InScena
A Roma La Gioconda emerge dalle nebbie
di Giuseppe Pennisi

La Gioconda di Amilcare Ponchielli (su libretto di Arrigo Boito) è l'unico esempio di grand opèra padano ancora sulle scene. Il genere a fine Ottocento ambiva a superare il melodramma verdiano con elementi sia dell'opera francese sia dell'esperienza wagneriana, ma così non è stato.
http://www.milanofinanza.it/artimg/2012/212/1795953/1-img494534.jpgQuesta edizione, curata da Pierluigi Pizzi, è a Roma fino al 31 ottobre e viaggia dal 2005, quando debuttò all'Arena di Verona, senza convincere del tutto. Al teatro dell'opera della capitale l'opera è ambientata in una Venezia nebbiosa, stilizzata, dove dominano varie tonalità di bianco e grigio e alcuni elementi di rosso. L'impianto siffatto rende credibile il truculento intreccio. L'aspetto più significativo è, comunque, rappresentato dalla direzione musicale di Roberto Abbado. La Gioconda è erroneamente ritenuta un'opera di voci (meglio se fanno tremare i lampadari) mentre il suo apporto migliore è la complessa e delicata orchestrazione, come per esempio gli accompagnamenti per arpa e fiati, nonché il gioco astuto degli archi. Tra le voci spicca il gruppo femminile, composto da Elisabete Matos, Ekaterina Semenchuck ed Elisabetta Fiorillo, che supera per qualità quello maschile di Aquiles Machado, Carlo Cigni e Claudio Sgura. Tra essi emerge quest'ultimo, sia per vocalità sia per abilità nella recitazione. Il cantante si pone dunque (anche grazie alla regia) come vero protagonista dell'opera. Efficace la coreografia di Georghe Iancu nei ballabili del primo e terzo atto. (riproduzione riservata)

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