PREPARIAMOCI A VOTARE PIÙ
VOLTE SULL'ECONOMIA
Edizione
completa
Roma - Il Ministro dell’Economia e delle
Finanze, Vittorio Grilli, ce la sta mettendo tutta per infondere fiducia agli
italiani: da Bruxelles arrivano sue dichiarazioni secondo cui 'à nuttata' è
passata o quanto meno che si intravede qualche barlume alla fine del tunnel. Ci
auguriamo che abbia ragione: tuttavia il fatto che un disoccupato si sia dato
fuoco di fronte al Quirinale (come facevano nella piazza centrale di Saigon
prima della guerra in VietNam ed anche durante)è una pessima indicazione. La
situazione in Italia non è grave come quella della Grecia, ma la legge di
stabilità, se non modificata in Parlamento, rischia di aggravare la situazione
dei percettori di redditi più bassi. Al pari della Grecia, però, siamo alla
prese con una frammentazione politica acuta come quella che caratterizzava la
Repubblica Ellenica prima che i partiti si ricompattassero e solamente pochi
mesi dopo le elezioni tornassero alle urne.
Le previsioni dei sondaggisti indicano che ove si votasse oggi il 50 percento degli elettori attivi possono essere considerati persone decise di astenersi od ancora incerte su chi votare e perché. La situazione economica e sociale sarà al centro di programmi di partiti e coalizioni di cui non si vedono ancora i contorni. Pure ammettendo che, nelle prossime settimane, il Parlamento approvi una legge elettorale che con incentivi e disincentivi induca a ridurre la frammentazione, gli “eletti” lo saranno in quanto votati dalla metà degli italiani. Ad esempio, ammesso che il ressemblement Bersani-Nencini-Vendola ottenga il 30 per cento del voto e con il premio di maggioranza abbia i numeri in Parlamento per formare un Governo, si tratterà sempre di un Esecutivo per cui hanno votato il 15 per cento degli aventi diritto. Un Esecutivo indubbiamente legale e legittimo, ma non considerato ‘legittimato’ a governare da oltre l’80 per cento degli aventi diritto all’elettorato attivo e passivo. Analogamente se il PDL (o quale nome assumerà) arriverà al 20 per cento, per gli italiani avrebbe avuto una legittimazione del 10 per cento. Ed il Centro? Potrebbe avere un ‘potere di maggioranza’ come il PSI di Craxi con un voto a suo favore espresso dal 5 per cento degli aventi diritto?
A rendere il quadro ancora più complicato, ove ce ne fosse bisogno, sarà la scarsa esperienza di molti parlamentari. Il rinnovamento e ringiovinamento del ceto politico, e del Parlamento, è urgente ma rischia di avvenire in modo caotico proprio in quanto i partiti non hanno lavorato alla formazione delle nuove leve che potessero prendere il posto di chi per troppi anni ha tenuto per salde le leve del potere. E’ fortemente plausibile che nel 2013 la situazione economica peggiori ulteriormente. Saranno i figli (che si considerano senza speranze e prospettive)a spingere i padri a scendere in piazza.
In questo quadro, l’unico programma possibile potrebbe consistere in una nuova legge elettore (possibilmente a doppio turno come quella francese), al dimezzamento di parlamentari e delle loro prebende, ad un drastico taglio degli enti locali (abolizione Province, dimezzamento delle Regioni) ed un compattamento dei partiti per tornare alle urne con due visioni dell’Italia in Europa (una, se si vuole, social democratica ed una liberal moderata). Per tornare alle urne nel 2014. (ilVelino/AGV)
Le previsioni dei sondaggisti indicano che ove si votasse oggi il 50 percento degli elettori attivi possono essere considerati persone decise di astenersi od ancora incerte su chi votare e perché. La situazione economica e sociale sarà al centro di programmi di partiti e coalizioni di cui non si vedono ancora i contorni. Pure ammettendo che, nelle prossime settimane, il Parlamento approvi una legge elettorale che con incentivi e disincentivi induca a ridurre la frammentazione, gli “eletti” lo saranno in quanto votati dalla metà degli italiani. Ad esempio, ammesso che il ressemblement Bersani-Nencini-Vendola ottenga il 30 per cento del voto e con il premio di maggioranza abbia i numeri in Parlamento per formare un Governo, si tratterà sempre di un Esecutivo per cui hanno votato il 15 per cento degli aventi diritto. Un Esecutivo indubbiamente legale e legittimo, ma non considerato ‘legittimato’ a governare da oltre l’80 per cento degli aventi diritto all’elettorato attivo e passivo. Analogamente se il PDL (o quale nome assumerà) arriverà al 20 per cento, per gli italiani avrebbe avuto una legittimazione del 10 per cento. Ed il Centro? Potrebbe avere un ‘potere di maggioranza’ come il PSI di Craxi con un voto a suo favore espresso dal 5 per cento degli aventi diritto?
A rendere il quadro ancora più complicato, ove ce ne fosse bisogno, sarà la scarsa esperienza di molti parlamentari. Il rinnovamento e ringiovinamento del ceto politico, e del Parlamento, è urgente ma rischia di avvenire in modo caotico proprio in quanto i partiti non hanno lavorato alla formazione delle nuove leve che potessero prendere il posto di chi per troppi anni ha tenuto per salde le leve del potere. E’ fortemente plausibile che nel 2013 la situazione economica peggiori ulteriormente. Saranno i figli (che si considerano senza speranze e prospettive)a spingere i padri a scendere in piazza.
In questo quadro, l’unico programma possibile potrebbe consistere in una nuova legge elettore (possibilmente a doppio turno come quella francese), al dimezzamento di parlamentari e delle loro prebende, ad un drastico taglio degli enti locali (abolizione Province, dimezzamento delle Regioni) ed un compattamento dei partiti per tornare alle urne con due visioni dell’Italia in Europa (una, se si vuole, social democratica ed una liberal moderata). Per tornare alle urne nel 2014. (ilVelino/AGV)
(Giuseppe
Pennisi) 18 Ottobre 2012 18:20
Nessun commento:
Posta un commento