Festival
Verdi, nulla brilla sul palco del Regio
di Giuseppe
Pennisi
Parma è in
serie difficoltà finanziarie. Il Teatro Regio ha perso molti soci privati e da
giugno all'inizio di ottobre è stato privo di sovrintendente e direttore artistico.
Sarebbe dunque stato preferibile rinunciare all'annuale Festival Verdi. Due
opere, Rigoletto e La Battaglia di Legnano, il solito Requiem e concerti di
ogni genere tentano di riempire tutto il mese.
Rigoletto, però, viene presentato nell'edizione messa
in scena tre anni fa, a sua volta un polveroso remake di uno spettacolo che ha
un quarto di secolo, mentre il dramma napoleonico de La Battaglia di Legnano
viene trasferito alla guerra tra Lega Lombarda e Barbarossa. La regia, le scene
e i costumi di Pier Luigi Pizzi sono una replica di un'edizione del 1983. In 30
anni, però, stile e gusti sono cambiati. In buca Boris Brott concerta con
piglio bandistico e ha difficoltà negli impasti con il palcoscenico. L'aspetto
musicale migliore è quello del coro guidato da Martino Faggiani. Fra i cantanti
spiccano William Corrò nel ruolo di Barbarossa e il baritono Ghezim Myshketa in
quello di Rolando (marito che si crede tradito). I due protagonisti, Arrigo
cantato da Alejandro Roy e Lida di Aurelian Florian, alla prima del 6 ottobre
non erano in buona serata o devono apprendere che in Verdi gli acuti non vanno
strillati, ma temperati da buon fraseggio e mezza voce. (riproduzione
riservata)
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