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Questione
di neuro-macroeconomia
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05/10/2012 | Giuseppe
Pennisi
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Una task
force guidata del ministero dell´Economia si sta occupando del rientro dal
debito pubblico. Per l´Italia sarà decisivo individuare obiettivi chiari e
condivisi, come accadde dopo la crisi del 1992-1993
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Il rientro
dal debito pubblico è uno dei temi centrali su cui si sta confrontando il
governo. Una task force, guidata dal ministero dell´Economia, sta procedendo
a un programma di dismissioni. L´attuazione della spending review darà un
contributo anche in questa direzione. Sono state presentate una dozzina di
proposte ora al vaglio dell´esecutivo.
C´è, però,
anche una scuola di pensiero secondo cui non sarebbe necessario adottare
misure straordinarie in questo senso poiché basterebbe continuare ad
assicurare un adeguato "avanzo primario" per risolvere il problema.
L´espressione più completa è nel saggio di William B. Cline dell´Institute
for international economics (Wp 12-12 del Peterson institute) che ha avuto
una notevole eco in quanto basato sulla costruzione di ben 243 scenari
dell´evoluzione del debito pubblico dell´Italia (e della Spagna).
Il saggio
è stato verosimilmente letto frettolosamente e senza un adeguato bagaglio
statistico e quantitativo. L´analisi di Cline si basa su un concetto di
"sostenibilità" del debito pubblico molto restrittivo e puramente
contabile in breve di probabilità di insolvenza. Alla base del peso del
debito sull´Italia, c´è innanzitutto la mancanza di crescita sino al 2008 e
la perdita di dieci punti percentuali del Pil da allora ad oggi.
Secondo
stime, non solo mie ma della Commissione europea, della Banca centrale
europea e del Fondo monetario, il peso del debito rallenta di un punto
percentuale l´anno la crescita del Pil, portandone il tasso potenziale
dall´1,3% allo 0,3% l´anno e rendendoci predisposti a scivolare in
recessione. Alla luce di questa considerazione, gli scenari proposti da
Cline, e i relativi calcoli, assumono una luce molto differente da quella che
ad essi tendono a dare alcuni lettori.
A mio
avviso, anche meramente sotto il profilo statistico, il lavoro ha aspetti discutibili.
L´applicazione del calcolo delle probabilità agli scenari sarebbe stato più
utile se Cline fosse andato due passi più in là di quanto appare nel saggio.
In primo luogo, sarebbe stato utile effettuare "simulazioni di Monte
Carlo" per rendere più eloquente il messaggio agli organi politici;
dando soltanto i tassi di probabilità (e non la loro frequenza), si può
tendere a pensare che il problema sia in gran misura superato, oppure di
importanza relativa.
In secondo
luogo, sarebbe stato utile applicare tecniche per quantizzare le opzioni
reali di fronte al governo (di scelte economiche in materia di debito) non
tanto per eleganza formale, ma per aiutare a individuare quali sono le
modalità che comportano maggiori "finestre di opportunità" per l´Italia
e per gli italiani. Il punto chiave riguarda quella che, in gergo, possiamo
chiamare la "neuro-macroeconomia" o "la macroeconomia
comportamentale", ossia le implicazioni psicologiche di decisioni
macroeconomiche.
In molte
occasioni, l´Italia ha dato prova di saper trovare la tensione necessaria a
risalire la china se ha obiettivi chiari e condivisi. Vent´anni fa, dopo la
crisi del 1992-93, tali obiettivi chiari e condivisi furono quelli di entrare
nel gruppo di testa dell´unione monetaria.
Oggi, in
un contesto politico-sociale molto più complesso di quanto mostrato da una
recente inchiesta del New York Times, il binomio "abbattimento del
debito-ritorno alla crescita con equità" può essere la molla perché le
forze politiche e le parti sociali lavorino insieme per uscire da quella che
potrebbe essere una palude, utilizzando organi di rilievo costituzionale come
il Cnel. Ama ripetere questo punto uno storico dell´economia, peraltro, con
un´indole piuttosto scettica, come il premio Nobel John Douglas North.
Insomma,
se vogliamo che i mercati ci rimettano i nostri debiti, dobbiamo darci una
mossa con grande serietà e coraggio.
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domenica 7 ottobre 2012
Questione di neuro-economia in Formiche ottobre
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