Il doppio aumento delle tasse
(ai più poveri)
giovedì 11
ottobre 2012
Mario Monti (Infophoto)
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Una lettura attenta del comunicato del Consiglio dei
Ministri fa sorgere due interrogativi di fondo: a) la legge di stabilità quale
varata dal Governo rende più pesante o più leggera la pressione fiscale
sull’economia italiana? b) la rimodulazione delle aliquote dell’imposta dei
redditi sulle persone fisiche e l’aumento dell’Iva di un punto percentuale
avranno davvero effetti benefici per le fasce a reddito basso? Questi
interrogativi - ci si augura - avranno una risposta esauriente nella “relazione
tecnica” che accompagnerà il provvedimento quando arriverà all’attenzione delle
Camere. Tanto più che sin dagli anni Ottanta, l’amministrazione pubblica
dispone della strumentazione tecnica per effettuare i relativi calcoli e
mostrarli in piena trasparenza.
In effetti, quando la Prima repubblica era al
crepuscolo, si usava dedicare a questi aspetti un capitolo della Relazione
Previsionale e Programmatica; tale capitolo era spesso oggetto di un
seminario che il Ministero organizzava mettendo a confronto tecnici della
Pubblica amministrazione con economisti ed esponenti delle Parti sociali. Era
una buona prassi che si è gradualmente persa durante la Seconda repubblica. Un
Governo “tecnico” avrebbe fatto bene a ripristinarla.
Tuttavia, come si diceva un tempo, non è mai troppo
tardi. Il ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe organizzare il
seminario in occasione dell’inizio della discussione parlamentare, utilizzando
la “relazione tecnica” come documento di base. Il problema è che, pur senza
fare ricorso a strumentazione tecnica troppo complicata, i primi calcoli
economici sembrano suggerire un aumento complessivo della pressione fiscale e
una distribuzione meno equa dell’attuale del carico tributario.
In primo luogo, appena tre settimane fa il Presidente
del Consiglio ha presentato il Rapporto Italia dell’Ocse in cui si stima
che il 2013 sarà complessivamente un altro anno di recessione con cenni di
ripresa a partire dall’autunno. Anche nell’ipotesi che la stretta sulla spesa
della sanità e delle Regioni equilibri l’effetto complessivo delle
mini-riduzioni Irpef e del significativo aumento dell’Iva, in termini assoluti
le entrare tributarie ed extra-tributarie resteranno nel 2013 ai livelli del
2012 (sempre che non si ipotizzi un aumento di elusione e di evasione).
In questo quadro, contraendosi il Pil, il rapporto tra
entrate complessive e Prodotto interno lordo non può che aumentare. Con la
conseguenza di rallentare la crescita e avvitare ancora di più l’economia
italiana nella spirale in atto da anni.
In secondo luogo, l’aumento Iva rischia di penalizzare
le fasce a più basso livello di reddito, come dimostrano i principali teoremi
di economia del benessere, mentre le riduzione Irpef per coloro che guadagnano
più di 15.000 euro l’anno vengono ridotte da una rimodulazione delle detrazioni
fiscali che colpisce principalmente i titolari di pensioni di invalidità
(quelli di pensione di guerra sono in via di estinzione). Viene il dubbio che
l’aumento della pressione tributaria complessiva non solo ci sarà, ma sarà
avvertito principalmente da coloro che hanno redditi annui tra 15.000 e 28.000.
Speriamo di essere smentiti con ricchezza di dati e di
cifre. Che esamineremo con cura.
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