Quel "filo rosso"
che accomuna la doppia inaugurazione romana
lunedì 15
ottobre 2012
L'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
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Per una coincidenza la Stagione Sinfonica 2012-2013
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e quella della Orchestra Sinfonica di
Roma sono stata inaugurate lo stesso fine settimana. Risultano però ben
differenti: l’Accademia di Santa Cecilia vanta circa 400 anni e la sua
permanente orchestra sinfonica circa 110, mentre l’Orchestra Sinfonica di Roma
ha dieci anni - unica orchestra senza alcun finanziamento pubblica , ha uno
sponsor generoso nella Fondazione Roma ed è sostenuta da un fidelizzato gruppo
di abbonati. La prima ha un budget di quasi 50 milioni di euro l’anno, mentre
quello della seconda non sfiora i 4 milioni. Altra coincidenza: i programmi dei
due concerti sono in gran misura rivolti alla gran gloria di Dio. Nella
Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica (2800 posti), Sir Antonio
Pappano salirà sul podio dell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia per
dirigere la monumentale Nona Sinfonia di Anton Bruckner e i Quattro
Pezzi Sacri di Giuseppe Verdi, significativa anteprima – questi ultimi -
delle celebrazioni verdiane che a Santa Cecilia si concluderanno a giugno con
l’opera “Un ballo in maschera” diretti sempre dal Maestro Pappano.
Maestro del Coro(presentissimo ne i Quattro Pezzi Sacri Ciro
Visco, soprano Donika Mataj L’inaugurazione della Stagione di Santa Cecilia
propone un originale confronto dialettico tra due modi, forse due mondi
opposti, di rapportarsi al senso del sacro nella musica: Verdi, uomo di teatro,
si rivela nelle filigrane tenui di tre dei Pezzi Sacri e negli accenni
poderosi del Te Deum. Verdi era cresciuto nella religione cattolica ma a meno
di trent’anni, con la morte della moglie e dei figli e con il matrimonio con
Giuseppina Strepponi (convinta seguace dell’’ateismo lieto’) perse la fede.
Tranne Stiffelio, molto delle sue opere ( Don Carlo, Aida, Otello, lo stesso
Falstaff sono apertamente anticlericali anche se in altre, come nella seconda
versione de La Forza del Destino9 trapela il dubbio. I Pezzi sacri non sono
considerati il meglio della sua produzione. Il pio e schivo ‘”suonatore
d’organo” Bruckner consacra ogni nota composta alla Fede, vissuta come intensa
spiritualità e toni intimi e magniloquenti nell’intenzione di sottolineare
l’aspetto sacrale della musica; non a caso, infatti, “Al buon Dio” è la dedica
che Bruckner appose alla sua Nona Sinfonia, confermando quell’intimo
legame che esiste tra il suo sinfonismo e la pura fede cattolica,
nonostante, tuttavia, le altre sinfonie fossero piene di riferimenti tutt’altro
che religiosi. Scritta tra il 1887 e il 1894, la Nona ebbe la mano di
Bruckner solo per tre tempi, per la morte sopraggiunta. Pappano ha
sottolineato, con una concertazione molto personale (leggermente imprecisa
nello “Scherzo” del terzo movimento ma grandiosa nel finale , il più dissonante
accordo mai concepito da Bruckner) , come l’incompiuta Nona Sinfonia in re
sia il canto di chi, sapendo di essere giunto al termine della propria
avventura terrena, si prepara all’aldilà. Gli ultimi aspetti della poetica
tardo-romantica, che avevano caratterizzato l’Ottava, vengo abbandonati
in favore di un clima duro severo, anche se con afflati di lirismo intenso. La
Nona è stata composta durante un lungo periodo di tempo, proprio in quanto
rappresenta una sofferta meditazione sul significato della vita. Composto il
secondo movimento, Bruckner attese quattro anni per completare il terzo
(l’Adagio), ma nel finale non restarono che appunti. Dalla sacralità
bruckneriana si passa, quindi, nella seconda parte del concerto inaugurale,
alla musica squisitamente sacra in cui campeggiano i Quattro Pezzi Sacri che segnarono
l’ultima stagione creativa di Giuseppe Verdi e che saranno registrati dalla EMI
per un CD di prossima pubblicazione
Nel proseguire nella meritoria opera di riscoprire il
sinfonismo italiano dell’Ottocento e del Novecento, Francesco La Vecchia alla
guida dell’Orchestra Sinfonica di Roma, ha proposto una vera chicca: la seconda
sinfonia di Muzio Clementi (Roma, 23 gennaio 1752 Evesham, 10 marzo 1832).
Clementi, organista a San Lorenzo in Damaso dove compose, giovanissimo, un
Oratorio ed una Messa, si trasferì in Inghilterra, in seguito ad una complessa
vicenda di eredità, e diventò uno degli artisti più richiesti a Londra. Fu tra
i primi a comporre musica per il pianoforte moderno. Universalmente conosciuto
per la sua monumentale raccolta di studi per pianoforte Gradus ad Parnassum, e
l'epitaffio sulla sua tomba recita "Padre del Pianoforte". Oltre al
repertorio per pianoforte solo, Clementi scrisse molte altre composizioni,
comprese diverse sinfonie recentemente ricostruite che stanno gradualmente
ricevendo l'attenzione della critica musicale contemporanea. Le sinfonie
numerate di Clementi sono quattro, e risalgono al periodo terminale della sua
vita in Inghilterra. Esistono peraltro anche due sinfonie giovanili, entrambe
marchiate come Op. 18. La sinfonia n.2 è un elogio alla Gloria di Dio, come ha
messo bene in luce l’Orchestra Sinfonica Roma diretta da Francesco
LaVecchia.Nella seconda parte del concerto è stata eseguita la notissima
a Sinfonia n. 2 in Re maggiore, Op. 73 fu composta di Johannes
Brahms. Il Capo dello Stato ha presenziato all’inaugurazione della stagione
sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
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