FINANZA/ Perché la Merkel
"preferisce" la Spagna all'Italia?
lunedì 22
ottobre 2012
Mariano Rajoy e Angela Merkel
(Infophoto)
Approfondisci
Come lo si racconta nei “corridoi del potere” (vero o
presunto) di Bruxelles e, soprattutto, al ristorante Eisenstein di Berlino -
quello sulla Unter den Linden all’angolo con il Ministero federale
dell’economia - sembrerebbe trattarsi di una “commedia all’italiana”, quelle a
basso costo degli anni Cinquanta, firmate da Steno e con Totò e Yvonne Sanson
come protagonisti. Invece, la materia è molto seria.
In breve, all’eurovertice della settimana scorsa, il
Cancelliere Angela Merkel ha lanciato due colpi a sorpresa: la proposta (poi
ritirata) della nomina di un supercommissario all’analisi preventiva dei
bilanci di previsione dei 17 dell’eurozona e la richiesta (accettata dal resto
del Consiglio europeo) che il finanziamento per la ricapitalizzazione di
istituti bancari non potrà essere retroattivo ma potrà essere effettuato
dall’European stability mechamism, Esm (comunemente chiamato il Fondo
salva-Stati), solamente dopo che sarà entrato in vigore il nuovo sistema
europeo di vigilanza bancaria (quindi non prima del 2014).
Non si tratterebbe di spari a salve, ma di pallottole
ben mirate e, in certo qual modo concordate tra il Cancelliere e il Presidente
del consiglio spagnolo, Mariano Rajoy. Perché i due leader hanno un interesse e
un obiettivo convergente: evitare che la Spagna faccia domanda ufficiale di
accesso alsSalva-Stati e, quindi, all’Outright monetary transactions (Omt)
della Banca centrale europea (Bce). Per Rajoy, una domanda ufficiale di aiuto
vorrebbe dire non solamente “perdere la faccia” (aspetto, peraltro, a cui gli
spagnoli danno molta importanza), ma anche subire un forte aumento del debito
pubblico.
Il resto dell’eurozona si è impegnato a mettere a
disposizione della Spagna sino a 100 miliardi di euro per salvare un sistema
bancario sull’orlo del tracollo (ma solo una piccola parte è effettivamente
disponibile). A metà ottobre, Madrid avrebbe fatto sapere, tramite canali
diplomatici, che ne avrebbe utilizzati 40 (ammesso che fossero in cassa).
L’ipotesi di Madrid era che gli “aiuti” sarebbero andati direttamente alla
banche, del cui rimborso gli istituti medesimi sarebbero stati responsabili.
Da venerdì sera 19 ottobre è evidente che se Madrid
farà la richiesta, i 40 miliardi andranno ad accrescere il suo debito pubblico
e saranno accompagnati da “condizionalità” (una lettera analoga a quella
ricevuta a Roma lo scorso novembre e che ha innescato il cambiamento di Governo
in Italia), nonché da un programma di vigilanza. Sinora, Madrid non è stata
destinataria di richieste simili, nonostante la Spagna sia da tempo in
condizioni non certo migliori dell’Italia.
Le interpretazioni sulle ragioni della disparità di
trattamento possono essere le più varie. Probabilmente, nessuno vuole che Rajoy
faccia un passo indietro e si accentui il separatismo catalano, basco e via
discorrendo, riportando il Paese ai tempi delle "guerre carliste".
Vediamo il quadro dal punto di vista della Signora
Merkel. Una richiesta di aiuto da parte della Spagna non potrebbe - dopo la
sentenza della Corte Costituzionale tedesca - che portare a un dibattito al
Bundestag. Attenzione, anche ove non ci fosse stata la sentenza della Corte, il
dibattito sarebbe necessario per le ragioni giuridiche illustrate su questa testata
il 19 settembre. Difficile prevedere i risultati del dibattito: a Berlino c’è
chi teme una possibile sfiducia prima delle elezioni in importanti Länder il
prossimo settembre. Una Repubblica federale tedesca con serie difficoltà
di politica interna non conviene a nessuno.
La domanda che si pone è sino a quando Angela Merkel e
Mariano Rajoy riusciranno a tenere il gioco - un galleggiamento di equilibri
molto delicati. E quali le implicazioni per l’Italia? Se l’"equilibrio
alla Nash" (dinamico, quindi, non statico) tra Spagna e Germania tiene,
non è da escludere che i mercati internazionali rivolgeranno la loro attenzione
a una Roma dove non si sa ancora in base a quali regole il 7 aprile si andrà a
rinnovare Camera e Senato. C’è poco da stare allegri.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento