InScena
Bizet, I Pescatori di perle
approdano a Napoli
di Giuseppe Pennisi
In una mitica Ceylon, quale poteva essere immaginata nella Francia del
Secondo Impero (1852-1870), due giovani pescatori, Nadir e Zurga, amici per la
pelle, si innamorano di Leila. La ragazza, destinata al Tempio e alla
verginità, scopre di amare Nadir. Viene denunciata ma Zurga, per salvare gli
amanti dal rogo, mette a fuoco l'intero villaggio, finendo egli stesso alle
fiamme.

Questa favola sentimentale affascinò il
venticinquenne Georges Bizet. Considerata il suo primo capolavoro operistico,
Les Pêcheurs de Perles (I pescatori di perle), viene considerata dalla critica
moderna importante tanto quanto la più nota Carmen. Viene rappresentata di rado
principalmente per il difficile ruolo del tenore, parte favorita da grandi voci
come Caruso, Gigli, Simoneau, Kraus e Gedda. In scena al San Carlo fino al 25
ottobre, proviene da Trieste ed è annunciata a Genova. Dmitry Korchak mostra di
essere oggi, con Flórez e Gatell, uno dei rari tenori in grado di dar voce a
Nadir. Ottimo anche lo Zurga di Dario Solari, mentre la Lelia di Patricia Ciofi
ha avuto, la sera della Prima, una sbavatura nell'aria del primo atto per
riprendersi nei successivi (anche se non ha più la tessitura di alcuni anni
fa). Bravi Gabriele Ferro e Salvatore Caputo nel dirigere orchestra e coro.
Mediocre la coreografia di Annarita Pasculli (anche a causa dei modesti costumi
delle danzatrici). Efficaci ed economiche la scena unica di Gorgio Ricchelli e
la regia di Fabio Sparvoli. (riproduzione riservata)
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