giovedì 18 ottobre 2012

La sfida (difficile) di una crescita inclusiva in Avvenire 19 0ttobre



DI GIUSEPPE PENNISI

La sfida (difficile) di una crescita inclusiva


ra i Consigli Europei più re­centi quello del 18-19 ottobre verrà ricordato per la concita­ta preparazione negli ultimi giorni prima dell’appuntamento. Prassi vuole che il comunicato finale ven­ga essenzialmente stilato con gran­de anticipo. In queste ore le diplo­mazie dei 27 (ed ancora di più quel­le dei 17 dell’Eurozona) stanno fati­cando quattro camice per mettere a punto un nuovo testo con qualche

omissis
da riempire – come di con­sueto – all’ultimo minuto. L’assem­blea del Fondo monetario e della Banca mondiale hanno infatti cam­biato, se non l’ordine del giorno, l’en­fasi sui vari punti dai lavori.

In breve, l’idea di base sarebbe stata quella di trattare alcuni temi di inte­resse immediato (Grecia, Spagna, bi­lancio preventivo delle istituzioni co­munitarie per il 2013) e di pagare i consueti omaggi verbali alle politi­che di crescita prima di affrontare i temi del rapporto del presidente del Consiglio Europeo, Van Rompuy. O­ra, invece, sono le politiche di cre­scita ad avere le luci della ribalta pun­tate. A Tokyo è stato detto a chiari to­ni (molto duri i Brics) che se «l’Euro­pa non si dà una regolata per ri­prendere a crescere», il mondo sarà nei guai: l’Europa è stata presentata non come il «grande malato» (in quanto ancora tale non è) ma come l’«imputato» di un rallentamento dell’economia mondiale che grava soprattutto sulle fasce più povere dei Paesi a basso reddito.

Possono Ue ed Eurozona essere la determinante principale del ciclo e­conomico mondiale? A Washington e non solo, si afferma che (con il 25% del Pil mondiale l’Ue e con il 20% l’Eurozona) il ciclo economico nel Vecchio Continente non può non in­cidere su quelli degli altri. Anche gli «emergenti», i cui tassi di crescita, pur se ancora contenuti, sono in net­ta frenata. Quindi, le politiche di crescita, o so­prattutto di una «crescita inclusiva» tale da favorire le fasce più fragili, sa­ranno la sostanza del vertice, unita­mente a misure di breve periodo per dilazionare (di due anni) gli impegni della Grecia, nonché vedere come af­frontare il nodo delle banche spa­gnole: quanto più si ritarda la ri­chiesta di aiuti tanto più si aggrava il costo per la Spagna (a ragione degli alti tassi d’interesse). Il problema di fondo è come conciliare una politi­ca di crescita con il Fiscal Compact : la prima richiede misure espansio­niste di finanza pubblica (quelle mo­netarie hanno sino ad ora avuto po­co effetto), il secondo è fortemente restrittivo. Non è da escludersi, però, che con questo vertice, l’Europa fac­cia gli equilibrismi giuridici neces­sari per cambiare marcia. Ed il rap­porto Van Rompuy? Riceverà molto spazio nel comunicato finale unita­mente a grandi dichiarazioni di prin­cipio e poche decisioni concrete.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

l’analisi


L’Ue avrà un ruolo decisivo nel sancire la fine della recessione mondiale



http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20121019/p061910pec1.pdf.0/img/Image_8.jpg

Nessun commento: