martedì 8 luglio 2008

TECNOLOGIA ED INNOVAZIONE INVECE DI DIVE E NOTTI BIANCHE, Il Tempo 30 giugno

Nelle ultime settimane, l’attenzione è stata diretta sulle analisi “terze” (Ragioneria Generale dello Stato, Corte dei Conti) relative alle dimensioni dello sfascio dei conti lasciato in eredità dalla precedente amministrazione comunale a Roma. I responsabili non hanno contestato le cifre (pur tentando di attenuarne la portata) e messo in risalto come l’espansione della spesa pubblica abbia fatto da volano ad una crescita economica leggermente superiore a quella nazionale e ad attivare “l’economia della creatività” (festival del cinema, notti bianche, sfilate di moda).
I numeri sono asettici. Una convenzione statistica (contabilizzare l’aumento delle spese per l’amministrazione comunale come crescita dei servizi) è, in gran misura, responsabile del leggerissimo differenziale tra il tasso d’aumento del pil romano e quello nazionale. In materia di “economia della creatività”, un indicatore eloquente è fornito dall’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibc): nel 2007, i brevetti registrati a Roma hanno segnato un calo del 7% - un trend di lungo periodo (tranne qualche breve punta in su) correlato alla durata delle amministrazioni di sinistra nella città. E’ un dato – pensiamo – più valido di quelli attinenti alle spese, a carico di tutti, per veline e registi amici. E’, soprattutto, un dato che mostra, a tutto tondo, come “il modello Roma”, delineato da Walter Veltroni, fosse destinato alla stagnazione tecnologica ed industriale (per dare a Roma l’opportunità di proporsi come la Disneyland del Mediterraneo).
Quale modello contrapporre? Un modello articolato sulla creatività scientifica, tecnologica, nonché di innovazione di processi e di prodotti – quello seguito da grandi capitali europee (come Parigi e Berlino) che non possono puntare (alla stregua di Londra) su una piazza finanziaria mondiale. Ha il Comune un ruolo in questo campo? Il saggio di Richard Nelson “Technology, Institutions and Economic Growth” pubblicato dalla Harvard University Press dimostra che senza istituzioni all’altezza la trasformazione tecnologica si esaurisce presto. Interessante il caso di studio della “rivoluzione tecnologica” a Singapore (una città-Stato di dimensioni analoghe a Roma) pubblicato, alcuni anni fa, da Chang-Tai Hsieh sull’”American Economic Review”.
Emerge una proposta concreta. Dalla riorganizzazione della pletora di controllate comunali, trovare spazio per un’Agenzia romana dell’innovazione, analoga quella creata da Jacques Beffa (industriale francese di rango) Oltralpe. La partecipazione in conto comunale del Comune dovrebbe essere molto limitata (seed money , destinata quindi a seminare); gran parte delle risorse dovrebbe venire da industria e finanza romana. La funzione dell’Agenzia dovrebbe essere quella di promuovere progetti innovativi facendo ricorso anche e soprattutto alla finanza di progetto in associazione con soggetti italiani e stranieri ed utilizzando la vasta gamma di strumenti di finanza di progetti disponibili nel nostro Paese e nell’Ue.

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