I numeri sono tali da gelare una calda domenica d’estate. Nell’arco di un anno, nonostante gli autocompiacimenti del Governo Prodi di avere “rimesso a posto i conti”, lo stock di debito pubblico è aumentato di 50 miliardi d’euro, superando i 1661,4 miliardi d’euro. Ciò è avvenuto nonostante il buon andamento delle entrare che nei primi cinque mesi del 2008 ha segnato una raccolta che ha superato del 6% il livello dello stesso periodo del 2007; poiché il tasso di crescita annua dei redditi disponibili è stato circa dell’1%, basta fare una sottrazione per avere un’idea dell’aumento del carico fiscale. Non è, però, una misura accurata perché l’incremento della pressione tributaria riguarda i soliti noti: coloro a reddito fisso (lavoratori e pensionati), soggetti tenuti a contabilità ordinaria e via discorrendo. Ed i risultati della lotta all’evasione di cui tanto si sono vantati Vincenzo Visco & Co.? Giunge una doccia ghiacciata dalla Corte dei Conti: nel 2007 (con Visco nel sedile del conducente) si è incassato appena il 7,4% di quanto messo a ruolo (a titolo d’evasione ed elusione). Nonostante che individui, famiglie ed imprese in regola con Pantalone abbiano le tasche ancora più vuote, le casse dello Stato sono vuote: non si possono rinnovare i contratti degli statali, si fa fatica a realizzare le grandi opere.
Ci vuole una sterzata netta. Il federalismo fiscale è lo strumento essenziale per combattere dal basso, con un forte elemento, di controllo sociale la tara dell’evasione e dell’elusione. Sono romano d’origine siciliana: quella del federalismo fiscale è una battaglia sacrosanta anche per sconfiggere queste piaghe.
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