I festival prediligono il teatro di regia. Ad Aix en Provence (dove nel 2008 vengono presentate 6 opere, in gran parte in nuovi allestimenti, 17 concerti , 3 mostre , due conferenze internazionali nell’arco di un mese) non si sentiva davvero esigenza di una nuova produzione del mozartiano “Così fan tutte”, specialmente poiché il vostro “chroniqueur” considera “definitiva” quella che ha debuttato nel 2005 (regia di Patrice Chéreau e direzione musicale di Daniel Harding) e si è vista in tutto il mondo dal vivo – ben 20 repliche all’Opéra di Parigi ed altrettante a Vienna – mentre in Italia ci si deve accontentare a gustarla in DvD . Quindi, si è rimasti perplessi quando si è visto che il programma prevedeva ancora un nuovo allestimento- questa volta curato dal regista iraniano Abbas Kiarostami, pluripremiato negli ultimi vent’anni per i suoi film, e la cui direzione musicale affidata a Christophe Rousset, giovane direttore d’orchestra noto principalmente per i suoi lavori sulla musica e sul teatro in musica barocco. La sorpresa è aumentata quando, in conversazione, il buon Kiarostami ha ammesso di non essere mai entrato in un teatro che non fosse di posa. Maestro della fotografia, ma digiuno alla lirica ed anche alla prosa. Ove ciò non bastasse, la sera della prima (con, in sala, il gran mondo dell’economia, da Trichet a Profumo) il direttore del festival ha annunciato che uno dei protagonisti era ammalato- il tenore islandese Finnur Bjarnason- era ammalato e sarebbe stato sostituto dal giovane slovacco Pavol Breslik, che appena giunto in Provenza non aveva partecipato che ad una rapida prova di scena.
Si temeva il peggio. Invece, questo “nuovo” “Così” (ad Aix sino al 19 luglio), co-prodotto dai teatri d’Atene e di Lussemburgo (dove andrà in autunno) e dall’English National Opera di Londra (dove entra in repertorio -6-10 repliche l’anno almeno per un lustro), è delizioso. Non ha l’ambiguità affascinante dell’allestimento Chéreau-Harding, ma la regia di Kiarostami è fedelissima al libretto (scene e costumi, di Chloe Obolenski, replicano minuziosamente l’Europa del 1790). Immerge la vicenda in un Mediterraneo solare (il mare è sempre presente e grazie a proiezioni, è anche piuttosto mosso, tale da rispecchiare gli animi ed i sentimenti delle due giovani coppie). Non ha la patina cinica di molte letture tradizionali. I quattro giovani protagonisti restano con la bocca amara quando comprendono i giochi dell’infedeltà ma paiono dedurne serenamente che “questo è il mondo” ed occorre adattarvisi senza troppe illusioni. Christophe Rousset, alla guida della Camerata Salzburg, fornisce una direzione musicale puntuale, anche se (naturalmente) non ha il fuoco di Harding e gli manca l’abilità dell’inglese (e di pochissimi altri) di scivolare dai recitativi ai numeri e dai numeri ai recitativi senza quasi che il pubblico se ne accorga. Pavol Breslik merita un elogio perché in grado da fare capriole contando , nessuno ha notato che non avesse fatto un numero sufficiente di prove. Nessuno dei sei cantanti è italiano, ma la dizione è ottima e non si perde una sola battuta.
Aix ha infine anticipato le celebrazioni per il bicentenario della morte di Haydn (che ricorrono l’anno prossimo) mettendo in scena una delle sue 14 opere – poche rispetto alla sua produzione sterminata di sinfonie, sonate ed oratori: “L’infedeltà delusa”, creata per una visita dell’Imperatrice Marie-Thèrese al Castello degli Esterhazy dove il compositore era musicista di corte. E’ una burletta di circa due ore (in due atti) in cui la vicenda tradizionale del padre che vuol fare sposare la figlia non all’innamorato ma ad un ricco possidente, è spunto per una partitura piena di brio. Il regista, Richard Brunel proviene dalla prosa ma ha già esperienza di teatro musicale. La direzione musicale è affidata al giovane Jérémie Roher , allievo di Minkowski e Christie. Giovanissimo il cast – proveniente dall’Académie Européenne de Musique . La vicenda è attualizzata quasi ai nostri giorni, accentuando, con garbo, la carica ironica. Il cast da ottima prova. Si prevede una lunga tournée in Francia.
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