Nella relazione presentata sabato 28 giugno all’assemblea dei soci, il Presidente ed Amministratore Delegato di Alitalia, Aristide Police, ha sottolineato che "l'esercizio 2007 sarà certamente ricordato come uno dei più difficili della storia, ormai lunga, della compagnia". Ha tracciato la vicenda dell’”asta-non-asta” predisposta dal Governo Prodi, il suo fallimento, i tentativi successivi di negoziati bilaterali con il gruppo AirFrance-Klm, la vera e propria rivolta dei sindacati nei confronti del piano di razionalizzazione previsto da un’intesa con i franco-olandesi. E via discorrendo. In sintesi, una vicenda ben nota ai lettori de “L’Occidentale”. Ha concluso ricordando l’impegno del Governo in supporto della compagnia e guardando con speranza ai tentativi in atto: "siamo all'ultima chance e non possiamo correre il rischio di perderla. Tra qualche giorno sapremo se l'advisor, Intesa SanPaolo, sarà in grado di prospettare una idonea strategia di risanamento e sviluppo".
Police ha avvertito che "occorrerà percorrere certamente strade nuove, di vera e propria rottura con il passato, abbandonando rapidamente tutto ciò che c'é di insostenibile e di inadeguato, in uno scenario macro economico ancora più critico per via della sempre più inarrestabile crescita del costo del carburante". Per questo, a nome del Cda, Police ha assicurato che "sarà garantita un'attenta considerazione a tutti i risvolti di ordine sociale che il piano di risanamento della compagnia farà emergere ma che sarà richiesto a tutti il massimo impegno a concorrere a questo ambizioso traguardo e non ci sarà più spazio per tatticismi, giochi di potere, ingiustificati privilegi". Tutte parole condivisibili. Anzi, si potrebbe dire, parole sante.
Rappresentano, però, qualcosa di più di un mero auspicio oppure dell’invocazione che avvenga un miracolo? Se il 2007 è stato un “annus horribilis” (così molte agenzie di stampa hanno titolato i lanci sulla relazione di Police all’assemblea Alitalia), il 2008 non si presenta affatto migliore.
Veniamo, in primo luogo, agli aspetti interni, aziendali. Nei corridoi del Palazzo, proprio in parallelo con l’Assemblea Alitalia, si prospettava un riassetto basato su due elementi: a) un forte apporto finanziario (verosimilmente da parte di San Paolo-Intesa); e b) un “nocciolo duro” industriale articolato su “il meglio di Alitalia” (quindi, chiusura di molte rotte) coniugato con AirOne e con Meridiana. Quasi in parallelo con l’Assemblea Alitalia, veniva reso disponibile il consuntivo 2007 di AirOne: una crescita di 15 punti percentuali dell’indebitamento, con forte esposizione nei confronti dei fornitori, seguiti a ruota dalle banche (sempre San Paolo-Intesa?). Inoltre, AirOne non ha utilizzato – si evince dalla relazione al consuntivo 2007 – strumenti di copertura (ad esempio, derivati) nei confronti del rischio di un aumento del costo del carburante (quale si sta verificando nel 2008). Dato che ne ha impiegati nei riguardi di altri rischi (tasso di cambio, tassi di interesse), è lecito chiedersi se sia stata una (grave) dimenticanza manageriale oppure che AirOne non abbia trovato chi fosse disposto ad accollarsi l’onere (della copertura del rischio). La struttura finanziaria, dunque, pare tanto fragile quanto quella di Alitalia (ove non di più). Il Governo dovrebbe aspettarsi che San Paolo-Intesa (nella sua funzione di advisor) fornisca un’attenta analisi di rischio relativa all’indebitamento di AirOne, ivi compresa una “Montecarlo Simulation” (come tali analisi vengono chiamate in termini tecnici).
Sulla base dei dati disponibili oggi, non sarebbe AirOne a dare una mano a Alitalia ma il matrimonio tra due aziende malmesse potrebbe essere visto come la miccia per ulteriori interventi da parte dei contribuenti (tali da aiutare anche chi ha fornito credito alle due società ed ora teme di restare al palo con il cerino in mano). Di Meridiana (date le piccole dimensioni) non è necessario dire troppe parole; il suo ruolo (nel salvataggio Alitalia-AirOne) è insignificante.
Diamo ora un’occhiata agli aspetti internazionali. Sabato 28 giugno, il “New York Times” ha pubblicato un’ampia inchiesta sui dolori del trasporto aereo statunitense: si prospetta, per l’anno in corso, una riduzione dei voli dell’11-12% (rispetto al livello del 2007) a causa del calo della domanda e dell’aumento dei costi; è in corso una vasta operazione di consolidamento con fallimenti delle aziende più deboli e fusioni o concentrazioni tra quelle che restano in gara. L’inchiesta guarda pure all’Europa, sottolineando come nel Vecchio Continente il processo di consolidazione si sia in gran parte attuato e che Alitalia (rimastane esclusa) sopravviva sino a quando i contribuenti italiani non si decidono di staccare la spina. In questo quadro, si inseriscono le misure anti-inquinamento varate il 26 giugno a Bruxelles; quale che sia il giudizio di merito,nel breve periodo provocheranno un aumento dei costi. Tale da rendere ancora più difficile l’atteso miracolo.
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