In estate, il Teatro dell’Opera di Roma prende casa alle Terme di Caracalla : grande ed affascinante complesso monumentale la cui acustica è migliorata nel corso degli anni, vasta platea nelle rovine, spettacoli tali da attirare il grande pubblico (con settori di posti a prezzi popolari) sia di romani sia di turisti. Questa stagione si estende dal 10 luglio al 14 agosto ed include: “Aida”, “Lucia di Lammermoore”, “Madama Butterfly” e “Giselle” – lavori molto conosciuti e molto popolari, in Italia ed all’estero.
Sotto il profilo dell’allestimento scenico e della regia, specialmente interessante “Aida”, prodotto interamente nei laboratori del teatro, ma con dimensioni intercontinentali. E’ stata realizzato per conto del coreano Beseto Opera Group che la ha messa in scena prima a Hong Kong (per le celebrazioni del decennale del ritorno della città alla Cina) e successivamente a Seul. Dopo le rappresentazioni romane (sino al 24 luglio), andrà a Tokio, Shangai, e Pechino e tornerà la prossima estate a Caracalla (a ragione del successo di biglietteria ottenuto). E’ un’operazione che la politica pubblica dovrebbe incoraggiare come modo intelligente di fare economie e di promuovere cultura ed industria italiana – in breve, “esportar cantando”. Molto efficace la regia di Maurizio Di Mattia e l’impianto scenico d’Andrea Miglio. Attraenti i costumi di Anna Biaggiotti. Il visivo raccoglie bene i colori della partitura verdiana. Brave le due protagoniste (soprattutto Maria Carola). Lascia a desiderare il resto del cast e soprattutto la bacchetta esangue d’Antonio Pirolli. Tant’è, molti romani e stranieri vanno a Caracalla per lo spettacolo più che per la musica.
Nettamente opposto il parere sull’edizione di “Lucia” (presentata con tutti i “tagli” che comporta la tradizione), in scena sino al 31 luglio. Rudimentale il lugubre impianto scenico ed inesistente la regia (firmata da Pier Luigi Maestrini). Concertazione un po’ pesante da parte di Antonello Allemandi. Un vero splendore, però, di vocalità tanto da augurarsi che lo spettacolo sia ripreso al chiuso, dove le voci possono essere apprezzate meglio che in un’arena all’aperto. Annick Massis è uno dei soprani lirici puri (in senso tecnico) migliori sulla scena mondiale: è arrivata al belcanto belliniano ed al melodramma donizettiano e verdiano, partendo dal barocco. Giovane ed attraente, presenta una Lucia che seduce sin dall’aria di apertura e dal duetto del primo atto per trionfare nella scena della pazzia. Si è meritata ovazioni a scena aperta. Stefano Secco (Edgardo) è un tenore lirico spinto, duttile nei passaggi a “mezza voce” ma in grado di ascendere a tonalità alte ed a discendervi con grande perizia . Roberto Frontali e Giovanni Meoni si alternano nel ruolo di Enrico e mostrano come i baritoni donizettiani avessero fatto molta strada verso l’impostazione che, pochi lustri più tardi, avrebbero avuto i baritoni verdiani. Voci, quindi, a cui l’Opera di Roma deve dare l’opportunità di risplendere nella stagione invernale, in un’edizione che riapra gli eccessivi “tagli di tradizione”, abbia una concertazione più delicata dell’attuale, una regia efficace ed un impianto scenico di livello (come quello, importato dalla non lontana Firenze, si vide proprio a Roma nel febbraio 2003).
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento