L’incertezza dominerà i mercati ancora per diversi mesi- forse per un anno od un anno e mezzo. Lo ho sottolineato di recente il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi; toni analoghi hanno utilizzato responsabili di Ministeri economici dei principali Paesi industriali ed esponenti di banche private. L’incertezza è stato il tema di fondo dell’appuntamento mensile del G10 e sarà quello dell’Ecofin in programma a Bruxelles il 17 luglio, l’ultimo prima della pausa estiva. La stampa europea ha addebitato in gran misura all’incertezza i dati , resi pubblici il 30 giugno, secondo cui dall’inizio del 2008, la valorizzazione di Borsa complessiva del settore bancario dell’Ue ha registrato una perdita (di valore) del 32%, con alcuni colossi britannici la cui valorizzazione è caduta del 76% (Bradford & Bingley), 63% (Hbos) e 54% (Alliance & Leicester). Inoltre, si addebita l’incertezza la contrazione del 40% (in valore) delle concentrazioni e fusioni sui mercati europei nel primo semestre 2008 (rispetto al primo semestre 2007) e ben dell’83% di quelle con forte leva finanziarie (tornate nei primi sei mesi dell’anno in corso ai livelli dei primi sei mesi del 2003).
Pochi, però, hanno notato che a fine giugno, a Calais, all’assemblea dei soci dell’Eurotunnel (un’intrapresa che per lustri ha dato poche e rare soddisfazioni a chi vi ha investito), l’incertezza è stata presentata tra le determinanti (positive) che hanno fatto compiere al flusso di cassa della s.p.a una vera e propria svolta: per la prima volta il conto economico dell’Eurontunnel ha registrato un utile di un certo rilievo (un milione di euro) ed il valore delle singole azioni è passato da meno di un euro e poco di più 10 euro.
Come spiegare il fenomeno. Pochi giornalisti economici ed ancor meno lettori di quotidiani (ed anche molti economisti) hanno idee chiare sui costi ed i benefici dell’incertezza. Anzi spesso la confondono con il rischio, oppure con una forma estrema di rischio. In effetti, rischio ed incertezza sono due concetti molto differenti: Il primo può essere valutato facendo ricorso al calcolo delle probabilità che anche nelle sue forme più complesse (quali le “Montecarlo Simulations”; aspettiamo ancora di vedere quelle per il Ponte sullo Stretto di Messina) si fonda su evidenza empirica. La seconda non può essere stimata in quanto vuole dire il presentarsi di una situazione nuova, inattesa e tale da sorprendere. E’, se si vuole, un “bene” od un “male” pubblico in quanto riguarda tutti – individui, famiglie, imprese., pubblica amministrazione - , non esclude nessuno, è indivisibile e non può essere (a differenza del “rischio”, su cui è nato e prospera il mondo delle assicurazioni) oggetto di transazioni di mercato.
In termini macro-economici – quelli che interessano Governi e banche centrali – il “bene” o “male” pubblico “incertezza” ha un nesso con il “rischio”: in via generale, ne aumenta l’avversione. In un contesto d’”incertezza”, individui, famiglie ed imprese diventano più cauti: comprimono consumi, posticipano gli investimenti oppure optano per portafogli più prudenti (ossia con maggiore enfasi su obbligazioni, su titoli di Stato). L’”incertezza”, dunque, rallenta l’economia oppure la fa scivolare verso la stagnazione od anche la recessione. E’, in breve, un “vizio pubblico”.
E’, però, un “vizio” che alcuni sanno trasformare in “virtù” privata. Lo hanno dimostrato circa tre lustri fa A: Dixit e R. Pindyck (Università di Princeton) in un libro su “investimenti in condizioni di incertezza” considerato una pietra miliare nel campo. In Italia, ho pubblicato, su questi temi, un libro un libro (con P.L. Scandizzo) nel 2003. In questi ultimi anni miei saggi in materia hanno trovato ospitalità in riviste scientifiche britanniche, americane, francesi, spagnole ed anche arabe. Nonostante la “Rassegna Italiana di Valutazione” (il quadrimestrale professionale italiano sulla valutazione degli investimenti) abbia dedicato una monografia al tema e dal sito della Scuola superiore della pubblica amministrazione (Sspa) si possa scaricare un manuale operativo ad uso delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, l’argomento delle “virtù” private (per chi sa coglierle) ha fatto poca strada. Con il risultato che alcune fortune realizzate in questi anni “incerti” vengono attribuite al “destino cinico e baro”. Non all’abilità di cogliere “le finestre d’opportunità” aperte dall’incertezza.
Se in generale, l’incertezza aumenta l’avversione al rischio e rende tutti più cauti, il fenomeno apre anche opportunità (positive e negative) per chi riesce a scavarvi ed a vederne i tratti. Queste opportunità sono “opzioni reali”, differenti dalle “opzioni finanziarie” ma che hanno con esse alcune caratteristiche comuni. Attenzione, proprio utilizzando la tecnica della valutazione con “opzioni reali” una decina di anni fa si riuscì a intravedere che alla fine del primo decennio del XXI secolo, il tanto bistrattato e malignato Eurotunnel sarebbe diventato redditizio. Proprio come sta avvedendo. In Italia, la metodica è stata utilizzata nella XIV legislatura per valutare la transizione al digitale terrestre, alcuni collegamenti stradali, lo sviluppo turistico – l’apposito programma è stato cassato dal Governo Prodi mentre cominciava a dare esiti interessanti.
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Non sarebbe il caso di riprenderlo là dove lo si era lasciato? I Ministri dell’Economia e delle Finanze, dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture dovrebbe avere interesse a non fermarsi alle geremiadi sull’incertezza ma anche a scoprirne le “virtù”?
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