Lo zitellaggio non è una bella cosa; lo sanno tutti coloro che non hanno un’anima gemella con cui dividere la vita e guardare insieme il tramonto (quando si è giunti a quello stadio). Lo sanno bene a Von-Gablenz-Strasse 2-6 50679 Cologne 21, il cui inquilino è la sede centrale della Lufthansa. In Germania, infatti, si stanno seguendo gli ultimi sviluppi della vicenda Alitalia, tanto quanto da noi. L’ottica è, naturalmente, differente. In Italia, gli interrogativi principali sono le probabilità di salvataggio, le eventuali modifiche normative (per tutelare gli amministratori), gli esuberi (oltre il doppio di quelli del programma AirFrance-Klm), i possibili contraccolpi sui contribuenti (tramite nuovi sussidi e aumenti di prezzi amministrati come le tariffe autostradali). A Cologna ci si chiede se, nel riassetto dell’aviazione civile europea, la non certo verginella Alitalia non sia, ove rimessa (più o meno) a posto, la solo rimasta in campo per un corteggiamento ed eventuale matrimonio.
Andiamo con ordine. L’accordo tra la British Airways e l’Iberia (preparato da una lunga fase di azionariati incrociati) ha dimostrato che i cieli europei non sono per i “single”. Austrian Airlines (di proprietà della Federazione Austriaca al 43%) ha annunciato che entro ottobre andrà a nozze (con uno sposo ancora ignoto –potrebbe essere Lufthansa). Pure la Serbia ha messo in vendita, il 29 luglio, tramite una vera e propria asta, la JAT (attualmente interamente controllata dallo Stato). Per Lufthansa l’acquisizione dell’azionariato di riferimento d’Austrian Airlines rappresenterebbe un mero ampliamento del mercato e anche il mero fidanzamento con la Serbia solleverebbe delicati aspetti politici con Croazia e Slovenia. Non ci sarebbero, però, la complementarità e le sinergie che caratterizzerebbe un patto con Alitalia: a) un forte mercato interno; b) integrazione delle rotte internazionale ed intercontinentali; c) una terza hub, a Malpensa, in aggiunta di quelle a Monaco ed a Berlino. Naturalmente, la premessa sarebbe il risanamento di Alialia. E non solo.-
Da anni Luthansa guida la cordata di “code-sharing” Star Alliance di cui fa parte AirOne. Star Alliance si è recentemente rafforzata acquisendo Continental, che in seguito a fusioni sul mercato Usa, ha lasciato Sky Team (di cui fanno parte, tra l’altro, Alitalia e AirFranceKlm). Lufthansa non ha mai celato di avere poco fiducia nella capacità d’AirOne di diventare un vettore internazionale. Inoltre, la stampa tedesca ha dato grande rilievo all’inchiesta condotta da un quotidiano economico italiano sulle difficoltà finanziarie ed industriale dell’aviolinea creata dall’imprenditore Carlo Toto. A Cologna si sostiene che il corteggiamento di Alitalia (anche a conti ripuliti dal contribuente italiano e da un nuovo management) non sarebbe possibile se Toto (o i suoi) avessero voce in capitolo. Lufthansa cercherebbero partner nell’Europa centrale, orientale e balcanica. Il futuro a lungo di Alitalia – si ironizza- sarebbe nel beghinaggio (là dove nei Paesi nordici finivano le zitelle).
Ciò aggiunge un dettaglio di poco conto alle ricche informazioni ed indiscrezioni sulla stampa di questa mattina (in seguito al CdA Alitalia di ieri 30 luglio a cui l’advisor Intesa San Paolo non ha partecipato): se il riassetto della compagnia è il primo passo verso l’integrazione con un partner internazionale, la fusione con AirOne non è meno preferibile all’acquisizione di quest’ultima? Ma tale acquisizione, oltre a sollevare complicati problemi d’anti-trust, non rappresenterebbe un salvataggio in maschera? Se ne prenderebbero carico i nuovi soci o ne riverserebbero il costo, in tutto od in parte, sui consumatori-contribuenti?
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