lunedì 14 luglio 2008

IL BELLO, IL BRUTTO ED IL CATTIVO DEL TEATRO DI REGIA Il Velino del 2 luglio

Ad Aix –en-Provence, dove è in corso il Festival International d’Art Lyrique, e nella vicina Avignone , per l’annuale janborree teatrale si può vedere il bello, il brutto ed il cattivo del “teatro di regia” – ossia di spettacoli di ogni genere (dalla prosa alla lirica) in cui il regista domina su tutto , spesso a scapito delle intenzioni dell’autore.
Cominciamo con il brutto. Difficilmente qualificabile, lo spettacolo che ha inaugurato il Festival nella capitale provenzale. In primo luogo, con sei opere e cinque nuovi allestimenti (già destinati a girare per il mondo nei prossimi due anni) difficile capire perché si sia scelto uno spettacolo già andato a scena a Vienna (in un ex-manicomio). Si tratta di “Zaide”, opera incompiuta di Mozart e mai andata in scena quando l’autore era in vita. Conosco bene la partitura e tranne la ninna-nanna “Ruhe sanft” la considero mediocre. Ma non irrappresentabile. La rende tale Peter Sellars; era un geniaccio negli Usa Anni Settanta, ora è idolatrato da certa sinistra europea, ma ripete sempre se stesso. Interpola i testi, li volgarizza e le riempie di violenza gratuita. Attenzione non ha la tendenza di Calisto Bieito di mettere in scena (quale che sia l’opera) un bel po’ di maschi nudi puntando i riflettori sui genitali – un giovane tenore italiana di bella voce e aspetto avvenente ha chiesto , ed ottenuto, per contratto da una fondazione lirica nostrana di poter portare le mutande durante tutto lo spettacolo. Non ha neanche l’ossessione dei deretani (anche questa volta prevalentemente maschili) sempre presente negli spettacoli della Sociètas Raffaello Sanzio . Sellars, però, non ha alcun rispetto per l’autore. Nella sua “Zaide”, applaudita da parte del pubblico ma stroncata dalla critica , di Mozart (e di un Mozart minore) resta ben poco anche a ragione delle libertà che si prende con le voci.
Veniamo al cattivo. E’la lettura della “Divina Commedia”, dal 5 al 26 luglio, al Festival di Avignone da parte proprio della Sociètas Raffaello Sanzio. Nel lavoro ci si immagina che Dante scriva “La Commedia” nel Cortile d’Onore del Palazzo dei Papi della città provenzale. Centinaia di attori e comparse si muovono in vari spazi scenici ; l’Inferno è, naturalmente, proprio nel Palazzo dei Papi, il Purgatorio nel Parco delle Esposizioni costruito negli Anni Settanta, il Paradiso nell’Eglise des Célestins. L’autore-regista di questo “pastiche” (per utilizzare un termine elegante), Romeo Castellucci, sottolinea che del “padre Dante” non verrà offerta una personificazione realistica: è “il poeta-personaggio che si situa al centro della rappresentazione della propria opera”. Nelle centinaia di attori, Paolo, Francesca, il Conte Ugolino, Lucifero, Virgilio, la Vergine potranno solamente essere “intravisti” dagli spettatori più volenterosi e che meglio conoscono il testo dell’opera dantesca. In breve, all’inizio del XXI secolo si tenta di”épâter les bourgeois” con mezzi che forse funzionavano nell’Italia del 1960, per mera coincidenza anno di nascita di Castellucci.. Non sappiamo se la Societas riceva contributi pubblici per dare questa immagine dell’Italia nel resto del mondo. In caso positivo, è bene che il Ministero ci rifletta.
Veniamo infine al buono: l’impostazione che Stéphane. Braunschweig da al “Ring” di Wagner coprodotto con il Festival di Salisburgo (dove arriverà tra alcuni mesi), giovandosi dell’apporto dei Berliner Philamoniker guidati da Simon Rattle. Siamo giorni alla terza delle quattro opere “Siegfried”: La vicende viene posta in un’epoca imprecisata, simile all’attuale. Il protagonista sembra uno studente americano. Brunilde indossa un’elegante camicia bianca che invita nell’enorme letto che domina la scena finale. Wotan è avvolto in un lungo impermeabile, Mine assomiglia ad un artigiano e suo fratello Alberich ad un esattore. Una scena unica (tre immense pareti grigie) che, con un minimo di proiezioni e di attrezzeria astratta, rendono tutti gli effetti speciali (il viaggio nella foresta, la battaglia con il drago, la discesa al ventre della terra per interrogare Erda, il muro di fuoco a difesa della verginità di Brunilde). Un “teatro di regia” intelligente ed efficace. Stéphane. Braunschweig è stato chiamato ad inaugurare con il verdiano “Don Carlo” la prossima stagione scaligera.

Nessun commento: