MOZART – Il Flauto Magico- S.Hjerrild, V. Farcas, Th. Gazheli, A. Selvaggio, I. Kovaks, D. Zerbinati, M. Alves, E. Herschenfeld, E. Grimaldi, O. Andreini, C. Melis. Direttore Francesco La Vecchia Orchestra Sinfonica di Roma, Nuovo coro Lirico Romano diretto da Stefano Cucci, regia Otello Camponeschi, scene Salvatore Liistri, costumi Fabrizio Onali Roma, Auditorium di Via della Conciliazione 12 giugno 2008
La stagione 2007-200° dell’Orchestra Sinfonica di Roma, Osr è terminata con vero gioiello: un’edizione scenica de “Il Flauto Magico” in tedesco ma con sovrattitoli in italiano, quasi integrale (mancava il n. 19, ossia il terzetto del secondo atto) in un Audtorium di Via della Conciliazione in cui la buca d’orchestra era stata ricavata eliminando le prime file ed un’efficace impianto scenico ( di Salvatore Liistro), bei costumi settecenteschi (Fabrizio Onali) e molti effetti speciali. La regia di Otello Camponeschi segue quelle che erano verisimilmente le intenzioni di Mozart e Schikaneder : una “Teusche Oper”, ossia “un’opera tedesca” (nella scorretta ma verace ortografia mozartiana) semplice, ma dal ritmo incalzante e tale da divertire uomini e donne di tutte le età (molti i bambini in sala- attentissimi sino alla mezzanotte). Nel 1791 il lavoro era destinato ad essere messo in scena nel Freihaustheater auf der Wieden, uno spazio scenico ricavato alla ben meglio nel cortile di un condominio di un quartiere popolare con l’unico obiettivo di divertire e fare cassetta per riempire le tasche vuote del compositore e del librettista ( il quale anche impresario e protagonista del ruolo di Papageno).
L’Osr è stata guidata con perizia da Francesco La Vecchia, una direzione smagliante e piena di verve ma che mette in rilievo tutta l’ambiguità della partitura mozartiana, rivolta al Settecento ma già lanciata verso quella che sarebbe diventata l’opera romantica tedesca della prima metà dell’Ottocento. Ottimo il coro, diretto da Stefano Cucci: ha un ruolo da protagonista nel lavoro che, come è noto , è pieno di echi massonici.
La Vecchia ha racconto un cast internazionale mediamente buono. Il solo elemento debole è parso Daniela Zerbinati. E’ un bravo soprano lirico e non le manca un portamento regale ma in è apparsa in serie difficoltà con la coloratura richiesta alla Regina della Notte (specialmente nel recitativo ed aria del primo atto), nonostante avesse interpretato lo stesso ruolo alla Scala; non ci sono stati i tanto attesi sovracuti. Sune Hjerrild è un Tamino dal timbro leggermente brunito, Canta, quindi, l’”aria del ritratto” del primo atto con meno lirismo di quello di un Filianoti (e con un accento molto lontano da quello di Fritz Wunderlich che, da giovane, ho avuto la fortuna di ascoltare nella parte prima della sua prematura scomparsa); il timbro brunito (unitamente ad un ottimo fraseggio), però, gli giovano nel finale del primo atto e nel secondo atto , dandogli una caratterizzazione particolarmente virile. Di grande livello il Papageno di Thomas Gazheli. Lo avevo apprezzato in ruoli wagneriani al Festival estivo di Erl del Tirolo, ma non lo conoscevo in ruoli comici;. si è calato molto bene nel personaggio sia vocalmente sia scenicamente dando vere prove di agilità. Gli stava al fianco una Papagena da manuale, Anita Selvaggio, soprano lirico leggero Istan Kovaks è un professionista di razza, già molto noto in Italia (specialmente a Torino, Palermo e Bologna); è un Sarastro, rigoroso, severo, quasi inquietante. La vera trionfatrice della serata è stata Valentina Farcas, un soprano lirico puro rumeno, noto in Italia specialmente per le sue interpretazione pucciniane e belliniane a Parma e nel circuito lombardo. E’ già stata un’apprezzata Pamina a Genova nel 2006. Ha una vasta estensione ed un fraseggio accurato, specialmente nel difficile registro di mezzo. Ha dominato alla perfezione le difficili arie (specialmente Ach, ich fül’s nel secondo atto). Di livello il resto del cast.
Giuseppe Pennisi
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