lunedì 14 luglio 2008

KIAROSTAMI E FRIGENI NOBILITANO L'AMORE E OMAGGIANO I LIBRETTISTI , Milano Finanza fdell'11 luglio

Tra gli spettacoli che debuttano a Aix due sono di particolar rilievo: trattano - - a circa 210 anni di distanza – di temi analoghi e sono già programmati per lunghe tournée – il nuovo allestimento del mozartiano “Così fan tutte” (a cura del regista iraniano Abbas Kiarostami, pluripremiato negli ultimi vent’anni per i suoi film) e “Passion”, ultima opera di Pascal Dusapin, il compositore francese contemporaneo più rappresentato in Patria ed all’estero. “Così” (ad Aix sino al 19 luglio) è co-prodotta dai teatri d’Atene e di Lussemburgo (dove andrà in autunno) e dall’English National Opera di Londra (dove entra in repertorio -6-10 repliche l’anno almeno per un lustro). “Passion” (ad Aix sino al 10 luglio) inizia, in settembre, una tournée che, nel 2008-2009, la porta a Strasburgo, Rouen, Parigi, Vienna, Lussemburgo, New York e forse Roma; si parla già di estenderla a Berlino e varie città tedesche e della possibilità di inserirla, nel 2009-2010, in un circuito regionale italiano. Ambedue i lavori trattano di rapporti di coppia (e delle finzioni ad essi relativi).
La scorsa stagione si sono visti, in Italia, una dozzina di allestimenti di “Così” (tre dei quali recensiti in queste pagine). Non è, quindi, necessario riassumere l’intreccio, basato su complessi giochi di coppia. Soffermiamoci sulla regia di Kiarostami: fedelissima al libretto (scene e costumi, di Chloe Obolenski, replicano minuziosamente l’Europa del 1790), immerge la vicenda in un Mediterraneo solare (il mare è quasi sempre presente grazie a proiezioni) e le toglie la patina cinica di molte letture tradizionali. I quattro giovani protagonisti restano con la bocca amara quando comprendono i giochi dell’infedeltà ma paiono concludere serenamente che “questo è il mondo” ed occorre adattarvisi senza troppe illusioni. Christophe Rousset, alla guida della Camerata Salzburg, fornisce una direzione musicale puntuale. Di buon livello i sei giovani protagonisti; merita un encomio particolare il tenore Pavol Breslik chiamato a sostituire, all’ultimo momento, un collega ammalato. Altra notazione: nessuno dei cantanti-attori è italiano, ma la dizione è ottima e non si perde una sola battuta.
In “Passion, la coppia è una sola. In questa versione moderna del mito di Orfeo e Euridice (due personaggi, un piccolo coro di tre voci femminili e tre maschili (“gli altri”), un organico orchestrale di pochi elementi integrato con live electronics ed elettroacustica), Lui vuole riportare Lei in vita ed iniziare una nuova vicenda d’amore ma Lei decide di restare “laggiù”. Il testo è in italiano: frammenti da Badoaro e Busenello e Striggio (i librettisti di Monteverdi), oltre che di Dante e di Tasso. Anche la regia e scene sono affidate ad un italiano: Giuseppe Frigeni. Novanta minuti, senza intervallo, ma con due intermezzi per orchestra e movimenti mimici. Una partitura di estrema eleganza; la live electronics e l’elettroacustica si fondono su una struttura madrigalistica dove prevalgono il “recitar cantando”, il declamato ed i virtuosismi dei solisti, ma non mancano gli abbandoni lirici. Richiede orecchia abituate sia alla contemporaneità più avanzata sia all’inizio del teatro in musica (quattro secoli fa). Ottimi i due protagonisti: Barbaba Hannigan e Georg Nil. La lunga tournée dirà se il lavoro, fortemente innovativo, è per un pubblico da festival o piace anche coloro che vanno al teatro in musica per riflettere ma anche per divertirsi.

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