lunedì 14 luglio 2008

UN’”AIDA” SPETTACOLARE INAUGURA LA STAGIONE DELLE TERME DI CARACALLA, Il Velino 11 luglio

L’inaugurazione della stagione estiva del Teatro dell’Opera alle Terme di Caracalla era attesa sia in quanto segnava il recupero (meglio che negli ultimi anni della spettacolarità del monumento) sia in quanto portava a Roma un’”Aida” , prodotto dal teatro, ma con dimensioni intercontinentali. E’ stata realizzata per conto del coreano Beseto Opera Group che la ha messa in scena prima a Hong Kong (per le celebrazioni del decennale del ritorno della città alla Cina) e successivamente a Seul. Dopo le rappresentazioni romane, andrà a Tokio, Shangai, e Pechino. E’ un’operazione che la politica pubblica dovrebbe incoraggiare come modo intelligente di fare economie e di promuovere cultura ed industria italiana. La vicenda è nota . La protagonista, schiava etiope del Faraone, è innamorata del giovane generale Radames, che la ricambia (pur se promesso sposo ad Amneris, figlia del Re dei Re). L’Egitto è in guerra permanente con l’Etiopia, guidata dal padre di Aida, Amonasro. Per amore, Radames tradisce i suoi. Finale tragico: il generale e la fanciulla sono condannati ad essere sepolti vivi. Sull’opera, grava la maledizione di essere considerata un colossal da circo in cui, da un lato, l’apparizione di cammelli, cavalli ed anche elefanti desta più emozioni di quanto avviene nel golfo mistico e, dall’altro, le voci e tonalità spinte rendono, all’applausometro, più dei raffinati “legati” e dei morbidi “diminuendo” vocali. E’, invece, un’opera intimista (con una sola concessione all’”evento”, apertura del canale di Suez ed inaugurazione del Teatro del Cairo: la scena del trionfo nel secondo atto). Verdi vi incorporò alcune delle principali lezioni della “musica dell’avvenire” wagneriana : soprattutto, l’integrità del continuo orchestrale, la cui ricchezza smagliante non è mai interrotta da “pezzi chiusi” (arie, duetti, terzetti).
Il regista Maurizio Di Mattia ha lavorato a lungo con Franco Zeffirelli alle cui regie di ispira: ha optato per una versione colossale (come attesa dal pubblico asiatico oltre che romano). E’, però, un “colossal” elegante e con aspetti intimisti. Dominano pochi colori (l’oro, l’azzurro ed il beige con cui contrastano il rosso scuro dei costumi di Aida ed il nero di quelli dei sacerdoti). Sono quelli della partitura – ad esempio, la scena del trionfo è immersa nella luce e nel solo del meriggio mentre la scena della preghiera nel Tempio sul Nilo è un notturno. Puntuale la direzione musicale di Antonio Pirolli. Gradevoli i balletti. Tra le voci spiccano la Aida di Maria Carola e l’Amneris di Laura Brioli , nonché l’Amonastro di Giovanni Meoni, mentre il Radames di Franco Farina ha avuto momenti di difficoltà .Originali le danze, specialmente quelle guerriere e primitive del secondo atto.

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