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patrikpen
venerdì 16 gennaio 2015
Matteo Renzi e le imposte di successione in Formiche 16 gennaio
Matteo Renzi e le imposte di successione
16 - 01 - 2015
Giuseppe Pennisi
La smentita a
una “tassa sul morto” all’italiana tale da espropriare i risparmi delle famiglie, fare emigrare i capitali all’estero e quindi fare crollare la
House of Cards
del debito pubblico
non è ancora arrivata.
Tuttavia, suggeriamo al Presidente del Consiglio di chiedersi perché l’imposta di successione è stata abolita in Australia nel 1979, in Austria nel 2008, in Canada nel 1972, a Hong Kong nel 2006, in India nel 1985, a Israele nel 1981, in Nuova Zelanda nel 1992, in Norvegia nel 2014, in Russia nel 2006, a Singapore nel 2008, in Svezia nel 2005 ed in numerosi Stati Usa (Louisiana, New Hampshire, Utah, per citarne alcuni all’inizio della Presidenza Obama). In molti altri Stati, la franchigia è stata aumentata, non diminuita (per facilitare un amplesso politico con
Pippo Civati
e
Nicki Vendola
e facilitare il congedo NCD già durante le elezioni del Capo dello Stato).
Sono tutti Stati che amano le differenze sociali o hanno metabolizzato gli scritti di Thomas Piketty? In molti casi è stato l’equivalente della Ragioneria Generale dello Stato a suggerirlo: il gettito superava il costo di esazioni e ne beneficiavano unicamente le parcelle dei notai (categoria che forse Renzi vuole tutelare ma che non è basso reddito, e non riceve gli 80 euro).
Per chiarirsi le idee, il nostro Presidente del Consiglio farebbe bene a scambiare punti di vista con
Henry Ohlsson
, professore non giovanissimo della Università di Upsin, di profonda fede socialista e di lunga militanza a sinistra in un Paese, il Regno di Svezia, egualitario, in cui Re e Primo Ministro vanno in bicicletta, non in auto blu.
Due saggi di Ohlsson sono specialmente interessanti: a )
The Legacy of the Swedish Gift and Inheritance Tax, 1884-2004
– quello che ci ha lasciato l’imposta di succession svedese- pubblicato dall’
Uppsala Center for Fiscal Studies, Uppsala University, Working Paper No. 2009/13
e b)
“Inherited Wealth over the Path of Development: Sweden, 1810 2010″
appena uscito come
IFN Working Paper No. 1033
.
Lavori accademici ma con un forte profilo politico. Dai due lavori, si deduce che il gettito è sempre stato scarso tranne nella seconda metà degli Anni Quaranta quando vennero per un lustro aumentate le aliquote e a ragione degli effetti della seconda guerra mondiale il valore di doni, lasciti ed eredità ebbe un’impennata. Pronto rientrata, non perché gli svedesi si impoverissero o, divenuti egoisti, gozzovigliassero senza curarsi dei propri figli, ma in quanto l’ascesa dello stato sociale (servizio sanitario, pensioni).
In aggiunta Ohlsson, con un
team
di collaboratori fa letteralmente a pezzi il lavoro statistico di Piketty: si basa su quindici anni negli USA, in Francia ed in parte del Regno Unito. Estenderlo all’universo mondo ed estrapolarlo all’infinito, comporrebbe una severa bocciatura a Uppsala.
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