Ma il documento potrebbe dividere le varie
'anime' di Francoforte
Il documento dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia
europea che verrà probabilmente recepito tale e quale dal massimo organico giurisprudenziale
Ue è quello che si potrebbe chiamare, in senso colloquiale, 'pilatesco'.
Lavandosi le mani dal nocciolo del problema, mira a fare contenti sia coloro
che vogliono una Bce più attiva (in politiche di ripresa) sia da coloro che
invece la considerano il garante supremo della stabilità monetaria.
In breve, ad un ricorso alla Corte suprema tedesca fatto da
un gruppo nutrito di economisti e giuristi tedeschi secondo cui le Outright
monetary transactions (Omt) proposte dal presidente Bce nel giugno 2012
avrebbero trasgredito vari trattati e la Carta fondamentale della Repubblica
Federale, il massimo tribunale della Germania ha risposto chiedendo il parere
della Corte Ue. È un parere – si badi – non vincolante, ma è altamente
probabile che la Corte Tedesca vi si atterrà. Se non altro per non restare con
il cerino acceso in quel di Karslruhe (dove i giudici rosso togati hanno sede).
L’Avvocato generale Pedro Cruz Villalon afferma che la Bce deve avere «ampia
discrezionalità» in materia di politica della moneta. In questo contesto, le
operazioni Omt (di cui peraltro non è stato ancora approvato il regolamento)
possono essere contemplate purché siano uno strumento di politica monetaria e
non aiuto finanziario a uno Stato membro. In effetti, nelle intenzioni del
direttivo, la Bce con lo «scudo » dovrebbe poter acquistare obbligazioni di
Stati in difficoltà (ad esempio, titoli del debito italiano per ridurne il
fardello) sulla base di un programma economico concordato con le autorità Ue.
Il documento Villalon chiede che le circostanze per tale intervento eccezionale
vengono precisate meglio perché il programma definito venga attuato. In
effetti, il parere suggerisce di dare il nulla osta alle Omt, ma con vincoli
tali che ne rendono ardua l’applicazione agli Stati che potrebbero trarne
maggior beneficio.
Il documento sta suscitando un acceso dibattito in attesa del
Consiglio Bce del 22 gennaio, che dovrebbe varare forme di Quantitative Easing
QE tramite l’acquisto di obbligazioni degli Stati membri. In effetti, a seconda
di come viene interpretato il documento, si porrebbe un 'tetto' più o meno alto
agli interventi, si favorirebbero o meno le obbligazioni giudicate (dalle
agenzie di rating) di maggior qualità, si condividerebbe in vari modi in
rischio tra le Banche centrali nazionali e si deciderebbe in che misura la Bce
debba essere considerata «creditore privilegiato» (nei cui confronti non si
possono effettuare ristrutturazioni del debito) come Fmi e Banca mondiale.
Invece di contribuire ad un accordo, il documento sta rendendo più accesa la
lotta tra le varie anime che albergano nella Bce.
Giuseppe Pennisi
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