Caro Renzi,
serve una bella smentita alle voci di una tassa sul morto
15 - 01 -
2015Giuseppe Pennisi
Il 4 giugno scorso, Formiche.net pubblicò
un’indiscrezione secondo cui, tra Palazzo Chigi e Via Venti Settembre, si stava mettendo a punto una drastica revisione
dell’imposta di successione, anche al fine di sedare il dissenso della
minoranza PD contro il Governo. Si deve dare atto al Presidente del
Consiglio di avere quasi subito smentito la notizia nel corso di un’intervista
al Corriere della Sera.
Ora non solo le voci si fanno insistenti ma circolano
anche degli articolati: la franchigia, per consorte e figli, verrebbe ridotta
da un milione a 300 mila euro, la aliquota aumentata dal 4% al 6% con
aggiustamenti analoghi per eredi non diretti. Questa volta, la misura
servirebbe ad assicurare l’apporto delle minoranza PD (e perché no di SEL e
Cinque Stelle) nell’elezione del Capo dello Stato. E forse anche
successivamente, in seguito ad una modifica della struttura di governo in base
alla quale al NCD verrebbe dato un buon servito.
Fantapolitica? Ma carte ed appunti girano tra i
Palazzi. Sulla sostanza nessuno pare avere riflettuto che i 3800 miliardi di
euro di risparmi delle famiglie sono l’architrave che sostiene l’Himalaya del
debito pubblico italiano. La “tassa sul morto” (come viene chiamata nel mondo
anglosassone) all’italiana avrebbe la natura di un esproprio e nel breve
periodo indurrebbe il risparmio a migrare alla grande altronde, provocando una
crisi debitoria. Con conseguenze gravissime per tutti.
Urge smentita che ponga fine a queste voci
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