venerdì 9 gennaio 2015

Contro la deflazione non basta la sola politica monetaria in Avvenire 10 gennaio



Contro la deflazione non basta la sola politica monetaria
Dagli Anni Trenta sono stati scritti decine di volumi su come uscire da una recessione, ma pochi su come curare una deflazione di un’unione monetaria ancora in formazione. Forse le idee più originali sono quelle dell’economista nippo-americano Richard C. Koo, rilanciate di recente da due giovani economisti italiani che lavorano negli Usa, Francesco Bianchi (Duke University) e Leonardo Melosi (University of Pennsylvania) in un lavoro appena pubblicato dalla Federal Reserve Bank di Chicago.
In primo luogo, la deflazione è stata preceduta da quella che Koo chiama una recessione dei conti tra profitti e perdite (per gli Stati, il debito sovrano; per le imprese, il crollo degli utili). Dalla 'massimizzazione del profitto' si passa alla 'minimizzazione dell’indebitamento'. In secondo luogo, la crisi del debito sovrano ha innescato politiche di bilancio restrittive, particolarmente penalizzanti per gli investimenti pubblici mentre pure quelli privati crollavano, e ha anche trasferito crediti (poco esigibili) da intermediari finanziari agli Stati. In terzo luogo, le autorità monetarie, ossia la Bce, non hanno mai fatto mancare liquidità al sistema, ma spesso tale liquidità non è arrivata alle attività produttive, alle imprese. Le misure monetarie non convenzionali, se attuate, saranno utili ma avranno effetti limitati. Una terapia possibile dovrebbe fare leva non solo sulla politica monetaria, ma anche su quella di bilancio. La seconda dovrebbe essere coordinata in seno all’eurozona e prevedere un temporaneo allentamento dei vincoli, per dare maggiore spazio agli investimenti, mantenendo i freni sulla spesa di parte corrente. Politica monetaria e di bilancio dovrebbero essere accompagnate da un rilancio della politica dei prezzi e dei redditi, anche al fine di evitare un peggioramento delle ineguaglianze. Occorre, però, trattare non solo le conseguenze, ma anche le cause: il debito sovrano.
Un quarto di secolo fa, l’assemblea generale Onu approvò all’unanimità un breve rapporto predisposto, per conto delle Nazioni Unite, dall’ex presidente del Consiglio italiano Craxi. Proponeva una serie di 'insolvenze concordate' per uscire dalla trappola del debito dei Paesi in via di sviluppo. La strategia venne attuata con successo. Anche per i creditori è preferibile un’uscita con qualche costo che rischiare di perdere il capitale prestato.
Giuseppe Pennisi
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