“I Puritani” di Bellini all’Opera di Firenze
Il 28 gennaio all’Opera di Firenze ha luogo la prima
rappresentazione di un nuovo allestimento de I Puritani coprodotto con il
Teatro Regio di Torino dove sarà in scena in aprile. Nell’iniziare una
presentazione dell’opera occorre dare atto del senso di responsabilità mostrato
da tutte le maestranza del teatro (e dalle loro famiglie); per una serie di
disguidi ministeriali le sovvenzioni per la ristrutturazione ed il risanamento
della fondazione sono arrivate in ritardo, con la conseguenza che gli stipendi
di dicembre e la ‘tredicesima’ sono stati erogati solo il 26 gennaio. Mentre –
come mostrano le foto in basso – le prove hanno proseguito senza interruzione.
L’OPERA “I PURITANI”
Ultima opera di Vincenzo
Bellini, composta per Parigi prima di morire a meno di 35 anni
nei pressi della capitale francese I Puritani è opera da fare tremare il polso
ai sovraintendenti ed ai direttori artistici delle fondazioni liriche. Quindi,
è una delle opere più raramente rappresentate, anche se più belle, del
compositore catanese: è l’apoteosi del “belcanto”, pur se basata su un libretto
piuttosto improbabile in cui amori, intrighi, tradimenti (finti o presunti), e
pazzia ai tempi delle guerre Cromwell si intrecciano tra lori e terminano con
colpo di scena e lieto fine. De Chirico ne firmò un allestimento (rivisto a
Roma alla fine degli Anni Ottanta) in cui l’astrusa vicenda era trasformata in
un gioco di carte – una fazione erano i “quadri” e l’altra i”cuori”- quasi a
sottolineare l’irrilevanza del testo del Conte Pepoli, patriota in esilio a
Parigi.
LE FOTO
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IL SUCCESSO DEL 2008-2009
Nel 2008-2009 un allestimento di Pier’Alli è stato co-prodotto
dalle fondazioni liriche di Palermo, Bologna e Cagliari e portato al Festival
di Sanvonlinna in Filandia ed infine a Tokio nell’enorme Bunka Kaikan. Era una
messa in scena all’insegna dell’economia dei costi, delle sinergie, della
qualità e dell’”esportar cantando” del “made in Italy”. Il grigio dominava i
primi due atti, mentre il verde e l’azzurro caratterizzavano il terzo. Veloci
siparietti e proiezioni facilitano l’adattamento a palcoscenici di varie
dimensioni. Erano state chiamate a raccolta le migliori voci internazionali del
“bel canto”- ed un budget conseguente. Fu comunque un successo, che altre
fondazioni liriche, però, esitarono a replicare.
LA SFIDA DEI TEATRI “DI TRADIZIONE”
Numerosi melomani e critici musicali sono rimasti tra lo scettico
ed il sorpreso alla notizia che un gruppo di teatri “di tradizione” (con
risorse infinitamente minori di quelle delle fondazioni liriche) avevano in
animo di mettere in scena il lavoro: il “circuito lombardo” ( Cremona, Como,
Brescia, Pavia) ed il “Pergolesi” di Jesi hanno realizzato, nel 2012,
un’avventura analoga, affidando la regia, le scene ed i costumi, ad una squadra
proveniente dal teatro di prosa sperimentale (Carmelo Rifici, Guido Buganza, Margherita
Baldoni), e la direzione musicale ed il canto in voci in gran parte giovani e
poco conosciute. L’allestimento scenico era molto semplice: un salone di un
castello innevato con un secondo piano/soppalco praticabile. I costumi dei
“puritani” sono austeri, quelli dei “cattolici” legati al Regno degli Stuart
lussuosi. Rifici viene dalla prosa ed utilizzava in certi momenti attori per
mostrare i pensieri – per lo più erotici – dei due “casti” protagonisti. Un
artificio di cui, a mio avviso, si può fare a meno. Tuttavia, la recitazione è
spigliata e la produzione può essere facilmente portata in altri teatri.
TRA VOCI E ORCHESTRA
Anche Firenze e Torino hanno giudiziosamente scelto una joint
venture . Pareva, all’inizio, che pure Trieste facesse parte della cordata, ma
non lo è più. Nel circuito lombardo marchigiano, la vera scoperta fu il
trentenne Giacomo
Sagripanti, noto all’estero molto più che in Italia. Jessica Pratt
era notissima per le sue interpretazioni al Rossini Opera Festival (ROF).
Occorre tener presente che i lavori di Bellini sono spesso considerati opere in
cui l’orchestra è mero supporto delle voci. Alcuni decenni fa, proprio
dirigendo I Puritani in un’edizione di cui c’è un magnifico CD, l’allora
giovane Riccardo
Muti mostro come l’ultima opera di Bellini non ha solo una
delicatissima introduzione e la giustamente famosa polonais ma è un ricamo di
atmosfere affidate alla sonorità orchestrali tali da rendere plausibile (almeno
tanto quanto la vocalità) l’astruso libretto. A Firenze sul podio ci sarà Matteo Beltrami
(classe 1975) il quali ha diretto nei maggiori teatri europei (Monaco, Dresda)
ed in Italia è stato applaudito a La Fenice, al Massimo di Palermo e nei due
maggiori circuiti regionali, quello lombardo-marchigiano e quello toscano.
La regia è affidata a Fabio
Ceresa, anche lui giovane e proveniente dalla prosa e dal
cinema. La foto mostrano scarne scene di Tiziano Santi, atte a rendere
l’atmosfera ossessiva che circonda la protagonista Elvira (Jessica Pratt). Il
gruppo maschile è composto da Massimo Cavalletti, Antino Siragusa e Gianluca
Buratto.
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