lunedì 24 giugno 2013

Scoprire Aaron Copland il Il Corriere Musicale 24 giugno



Scoprire Aaron Copland
Scritto da Giuseppe Pennisi il 24 giugno 2013 in Libri · 0 Commenti
Aaron Copland

Libri • A cura di Luciano Feliciani esce la biografia in lingua italiana dedicata al compositore statunitense

di Giuseppe Pennisi

IL pregio principale del saggio Aaron Copland. Pioniere della musica americana di Luciano Feliciani è quello di fare scoprire al pubblico italiano uno dei padri della musica del Novecento d’oltreoceano, un arcipelago poco noto nel nostro Paese, ad esclusione dello sperimentalismo di autori come Cage, Glass, Adams ed altri. Accanto a loro, c’è, però, un percorso musicale che si può considerare “tradizionale”, che pur alla ricerca di nuove sonorità e di nuove strade, resta sostanzialmente tonale ed attento ai gusti del grande pubblico. Il viaggio di Aaron Copland si dipana lungo tutto il secolo, essendo nato a New York nel 1900 e morto novant’anni dopo. Pur attraversando differenti fasi, il compositore resta essenzialmente un tradizionalista, la cui ricerca approda alla grande ligne, ossia al tentativo, in gran misura riuscito, di giungere ad un’architettura formale perfetta, quella che caratterizzerà i lavori dell’età matura, intorno agli anni Sessanta. Se Copland è indubbiamente l’esponente del Novecento storico-musicale più noto negli Stati Uniti, egli non ha avutola  stessa fortuna in Europa, dove hanno raggiunto maggiore fama i suoi allievi, come Leonard Bernstein.
coplandIl libro di Feliciani è la prima biografia dedicata al compositore statunitense scritta da un musicologo italiano per il pubblico italiano, anche se una dozzina di anni fa, Garzanti aveva tradotto e pubblicato un lavoro importante del musicista – quel Come ascoltare la musica in cui Copland si rivolge direttamente alla grande massa di persone appassionate dell’arte musicale ma prive di cognizioni tecniche. Come ascoltare la musica – è utile ricordarlo – è un manuale pratico per avvicinarsi a un mondo che spesso appare oscuro e impenetrabile, destinato solo agli addetti ai lavori. È una chiara testimonianza del ruolo di Copland ed un’indicazione delle scuole americane del Novecento che dal suo insegnamento sono partite. Nel libro l’autore appare in tutta la sua complessità, specchio della contemporanea realtà musicale: un compositore colto che fornisce non solo consigli di estetica e di storia musicale, ma anche nozioni più semplici, tra cui l’ABC del solfeggio per una conoscenza autodidatta della musica. Non si dimentichi che, nel contempo, numerosi compositori europei scrivevano (e componevano) quasi esclusivamente per i loro colleghi e per un pubblico specializzato.
Il lavoro di Feliciani è, come si è detto, in primo luogo una biografia di centocinquanta pagine cui ne seguono circa una trentina sulle varie fasi della musica di Copland (oltre che un’ampia bibliografia ed una vasta discografia). Ne emerge la ricerca della popolarità sin dai primi passi nella professione a Brooklyn, le difficoltà ad essere ammesso nel mondo delle case editrici americane, l’inseguimento di nuove esperienze in Europa (specialmente nelle Parigi degli anni Venti), il ritorno negli Stati Uniti con incursioni nel jazz, nella dodecafonia e nel serialismo, sino alla raggiunta notorietà, intorno agli anni Quaranta con la vittoria del Premio Pulitzer per la Musica con Appalachian Springs, un lavoro decisamente accattivante per il grande pubblico e oggi uno dei pochi eseguiti con regolarità in Italia. Proprio Appalachian Springs e l’opera The Tender Land, cui chi scrive è particolarmente ed emotivamente affezionato, appartengono a quello che Feliciani definisce il periodo dell’Imposed Simplicity per il richiamo a temi popolari ed il linguaggio schiettamente tonale e diatonico; ancora più significativa in questo ed in altri lavori (Billy the Kid, Rodeo, El salon Mexico, Lincoln Portrait) è la capacità di creare, con grande economia di mezzi musicali, le tinte della natura e dell’ambiente del Mid-West degli Stati Uniti. Nei lavori unicamente strumentali si ha la sensazione di ascoltare una versione americana della musica a programma e dei poemi sinfonici di moda in Europa a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, una tendenza molto diversa dalla solennità della grande ligne (si citi, ad esempio, Emblems).
Il libro ha molti pregi: l’accurata biografia, l’analisi della poetica, le descrizione e discussione delle varie fasi del lavoro di Copland. Manca, però, un esame dell’influenza sulle tendenze della musica americana del Novecento, un importante capitolo sino ad ora esplorato quasi esclusivamente dalla letteratura statunitense. Sarebbe auspicabile che una prossima fatica di Feliciani – non necessariamente delle dimensioni di un libro – fosse dedicata a questo argomento.

Luciano Feliciani Aaron Copland. Pioniere della musica americana | Prefazione di Emanuele Arciuli  | pp. 212, Zecchini Editore Varese 2011, € 20

Autore
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Nato a Roma nel 1942, ha avuto una prima carriera negli Usa (Banca mondiale) sino alla metà degli Anni Ottanta. Rientrato in Italia è stato Dirigente Generale ai Ministeri del Bilancio e del Lavoro e docente di economia al Bologna Center della Johns Hopkins University e della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di cui ha coordinato il programma economico dal 1995 al 2008. Frequente collaboratore di quotidiani e periodici, scrive regolarmente per Avvenire. È Consigliere del Cnel in quanto esperto nominato dal Presidente della Repubblica ed insegna alla Università Europea di Roma. Ha pubblicato una ventina di libri di economia e finanza in Italia, Usa, Gran Bretagna e Germania. Culture di musica classica, è stato Vice Presidente del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e critico musicale del settimanale Il Domenicale dal 2002 al 2009; attualmente collabora regolarmente in materia di lirica al settimanale Milano Finanza ed al quotidiano britannico Music & Vision.

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