Camusso, La Scala e la
tragicommedia in atto
Narrano le
storie che nel 1921 Arturo Toscanini, che non era solo il principale maestro
concertatore ma di fatto il direttore artistico, traversò la piazza di fronte
al Teatro alla Scala e, giunto a Palazzo Marino, diede le chiavi del teatro al
Sindaco, pregandone di prendersene buona cura.
Il ricorso
al Tar della Cgil
Stéphane
Lissner, che conosco dai tempi di Métro Chapelle, titolo del suo libro
autobiografico, e che ha salvato non una ma due volte il Festival International
d’Art Lyrique di Aix –en –Provence, dovrebbe fare un passo analogo e consegnare
le chiavi della Scala a Susanna Camusso. E’ a ragione di un ricorso dal Tar
della Cgil e della Fials e di una sentenza cavillosa di quella magistratura
amministrativa (che, secondo il General Clarck, avrebbe causato la sconfitta
Usa nella seconda guerra mondiale se gli Stati Uniti ne avessero avuta analoga)
che il Teatro italiano più noto al mondo rischia di essere commissariato o
chiuso.
Le
previsioni e le mancanze dello statuto
Il ricorso
(benedetto dal Consiglio di Stato) sostiene che il parere dei sindacati non è stato
adeguatamente preso in considerazione nella stesura dello statuto, che tale
statuto darebbe troppo spazio ai privati (che pur in questi anni hanno
ampiamente sovvenzionato il teatro ed i loro stipendi) e che alcuni aspetti
dell’”autonomia” (di cui gode anche l’Accademia di Santa Cecilia) lederebbero
la contrattazione collettiva nazionale. Non sono un leguleio; quindi, ho
difficoltà a comprendere molti passaggi di una vicenda che pare surreale.
I numeri e i
contributi statali
Facciamo
parlare i numeri asetticamente prendendoli dagli ultimi bilanci. Essi rivelano,
come lo stesso Lissner ha tenuto a ricordare, che la Scala ha un sostegno
eccezionale da parte dei privati, senza il quale non si reggerebbe. Circa 43
milioni di euro su 116 delle fonti di finanziamento 2012 vengono da contributi
di Soci Fondatori, di Sponsor e da altri ricavi da soggetti privati, per quasi
il 37% del totale. Una percentuale enorme, anche nel panorama europeo. La Scala
è un teatro che offre stabilmente più di 280 alzate di sipario a stagione (303
comprese le tournée nel 2012), è aperto quasi ogni sera, sviluppa più di 400.00
spettatori (più le tournée), produce incassi di biglietteria e abbonamenti per
30,2 milioni di euro. Le risorse proprie della Scala, tra contributi privati, abbonamenti,
biglietteria e altri incassi, assommano a circa 73 milioni di euro, che
rappresentano quasi il 64% del bilancio (erano il 62% nel 2011). In un’Europa
in cui i suoi omologhi internazionali vantano contributi pubblici pari al 50%
del loro bilancio, la Scala ne riceve solo per il 36,3% . Forse una delle
percentuali più basse in assoluto.
Il bilancio
2012
La Scala è
un teatro che nell’ultimo anno ha contemporaneamente realizzato un contenimento
dei costi fissi, un risparmio su quelli strettamente produttivi (cachet,
allestimenti, etc.) e un incremento dei ricavi tali da innalzare il margine di
contribuzione artistica, ovvero il rapporto fra le spese artistiche e gli
incassi, a un attivo di oltre 10 milioni di euro nel 2012. Un record assoluto.
Il rapporto
tra soci pubblici e privati
Il Sindaco
di Milano Pisapia – Presidente della Scala – deve tener conto che ove un nuovo
Sovrintende trovasse nuove fonti di supporto private, non si comprenderebbe
perché l’istituzione non sia interamente privata ed i soci pubblici (Ministero,
Regione, Provincia, Comune) continuino ad avere voce in capitolo.
Le
prospettive
Ove Susanna
Camusso prendesse le chiavi e le redini della Scala non avrebbe altra
alternativa che quella adottata da Rudolf Bing al Metropolitan di New York:
chiudere per un anno, mandare tutti a casa e ricominciare con chi ha la voglia
di lavorare ed essere competitivo. La recente analisi della Bocconi
dimostra, però, che la Scala comporta benefici non solo per Milano ma per
l’intera Italia. Quindi, sarebbe opportuno un intervento urgente del Governo.
Anche se il
danno è fatto. Dopo vicende del genere chi verrà a più ad investire in Italia?
I disoccupati ringraziano gli autori di questa tragicommedia.
Nessun commento:
Posta un commento