domenica 16 giugno 2013

Il barocco a Caracalla in Formiche 16 giugno



Il barocco a Caracalla
16 - 06 - 2013Giuseppe Pennisi Il barocco a Caracalla
La stagione estiva venne inaugurata nel 1937 (dopo la Dichiarazione dell’Impero ed in piena Guerra di Spagna) per portare l’opera alle masse. Ricordo, nella biblioteca di mio padre, vecchie collezioni di Omnibus di Leo Longanesi con foto di una platea che (con qualche esagerazione) vantava 10.000 posti e Benito Mussolini (il quale, a torto o ragione, si riteneva grande esperto di musica , nonché compositore di ardita cameristica di avanguardia per fare rabbia a Hitler, il “Duce” si dedicò alla dodecafonia, considerata d Goebbels “giudica, massone e degenerata”) seduto tra “il popolo” a gustare. Ricordo, da ragazzo, belle serate non solo con “Aida” ma con “Lohengrin” (in italiano) e “Mefistofele”: la “stagione estiva” aveva almeno cinque – sei titoli, tutti, per, con una punta di “colossal” per attirare le masse.
L’anno scorso mi sono congratulato con il management del Teatro dell’Opera quando utilizzo non solo la grande platea (che oggi ha circa 2000 posti) di fronte alla parte centrale del monumento per portare nella Palestra Orientale (delizioso spazio contornato da alte mura e con la migliore acustica che si può avere all’aperto) il baracco a Caralla – Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi. Mi congratulo ancora di più per il coraggio di inaugurare la stagione non con la solita Aida od il consueto Trovatore in chiave nazional-popolare oppure con una Turandot alla Cecil B. De Mille, ma con quel gioiello del Seicento – Dido & Aeneas di Henry Purcell che inaugurò l’opera britannica e tanto incise su quel Benjamin Britten di cui quest’anno ricorre il centenario.
Prima di parlare dello spettacolo, mi si consenta, però, una tirato d’orecchie. Perché solo quattro recite? La Palestra Orientale è, ad occhio, circa 80 metri su 30, ospita poco più 200 spettatori in uno spazio magico al crepuscolo ed incantevole la notte.  Dido & Aeneas dura circa un’ora ed è in lingua inglese (perfetta la dizione del protagonista, Jacques Imbrallo). La regia di Chiara Muti, le scene di Mario Torre ed i costumi di Alessandro Lai riproducono uno spettacolo barocco (pensato per essere rappresentato in un “educandato” per ragazze) con tanto di pubblico in parrucca che interviene nell’azione scenica, come indicato dalle belle immagini. Se i Festival di Aix-en-Provence o di Salisburgo, avessero uno spettacolo del genere in programma, lo mostrerebbero almeno tre volte la settimana e lo circuiterebbero  in una ventina di teatri (dove si perderebbe la magia delle rovine, ma pensiamo ai teatri di provincia del Lazio, dell’Umbria e delle Marche) si avrebbero le dimensioni ideali di palcoscenico, platea e parchi. A Roma basterebbe un accordo con un tour operatore perché ogni sera, tre volte la settimana, due pullman di turisti ne godano e tornino in Patria con una visione incantevole di una dimensione poco nota, ma stupenda, della Rme by Night.
Chiara Muti riesce, con la complicità della semplice scenografia di Mario Torre, una piccola isola rocciosa, racchiusa all’occorrenza da leggeri tendaggi, far apparire raccolto e intimo lo  spazio e a dare l’illusione che sia fatto su misura per l’opera di Purcell, densa di  fantasia e invenzione ma è minimalista quanto ai mezzi proprio perché composta per un collegio femminile.
Tratta dall’episodio delle Eneide che ha ispirato dozzine di compositori, Purcell ha scritto una musica nobile, con un sublime  lamento di Didone, cantato con intima e toccante emozione dall’ottima Serena Malfi. Non mancano sfumature comiche quando entrano in ballo le streghe. I movimenti coreografici di Micha van Hoecke ora si integrano bene con la regia. Oltre all’ottima  Didone bisogna ricordare le bravissime streghe Alda Caiello, Eleonora de la Pena e Benedetta Mazzucato e il vigoroso Enea di Jacques Imbrailo (l’unico con una perfetta dizione in inglese , tale da far comprendere ogni parola). Il ruolo è stato originariamente scritto per un soprano, ma è abbassato di circa tre ottave per affidarlo ad un baritono di agilità che abbiamo recentemente apprezzato a Ravenna in The Rape of Lucretia di Britten Molto ben cantati anche i ruoli minori, come la dama di Laura Catrani e il marinaio di Riccardo Pisani. La direzione di Jonathan Webb è corretta ma qualche vibrato in più gioverebbe anche se sarebbe meno filologico.
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