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Ecco le "quattro carte"
che il Governo dovrà mettere sul tavolo
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L’Italia è anche formalmente uscita ‘dalla procedura d’infrazione per
disavanzo eccessivo’ con una settimana di anticipo sul previsto. L’occasione è
stata fornita dall’Ecofin ed Eurogruppo del 20-21 luglio in cui, anche forse
perché non si è concluso nulla (o quasi) in tema di unione bancaria europea, si
sono accelerati i tempi (di sette giorni!) per formalizzare quanto deciso in
sostanza da un mese e che il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo
dell’Unione Europea (UE) avrebbe dovuto benedire il 29 giugno.
Siamo ora alla vigilia di tale Consiglio Europeo, il primo, per l’Italia,
del ‘dopo procedura d’infrazione’. Su ‘L’Indro’ del 4 giugno, abbiamo delineato
lo scenario dei ‘giochi’ europei in corso (particolarmente complessi in un
unione monetaria a 17 componenti che si avvia a diventarne una a 18, ciascuno
dei quali preoccupato della propria ‘popolarità ‘ su piano nazionale e della
propria ‘ reputazione’ su quello internazionale). Abbiamo anche sostenuto che
in questa ragnatela di giochi multipli e paralleli su più tavoli si apriva
se non un portone almeno un pertugio di tentare di fare poker mettendo
simultaneamente sui numerosi tavoli un poker di quattro carte.
Prima Carta. Istituzionalizzare la 'spending review' rendendola
attività permanente della Ragioneria Generale dello Stato (RGS) e delle
Ragioneria Centrali presso i Ministeri. Sono in vigore, ma in gran parte non
attuati, i pertinenti strumenti normativi , in particolare del DPCM del 3
agosto 2012 sulla valutazione della spesa, nonché i Documenti tecnici di
Osservazioni e Proposte del CNEL del 18 dicembre 2012, del 10 luglio 2012 e del
26 marzo 2009. Esistono le risorse umane: nel 2007 – 2008 è stato effettuato un
concorso speciale per dirigenti (tutti con dottorato di ricerca, con studi ed
esperienze in tecniche quantitative di analisi e con conoscenza perfetta
almeno della lingua inglese). A capo della RGS c’è ora un economista di chiara
fama e prestigio internazionale. Occorre mostrare concretamente al resto
dell’UE che i tempi in cui le nostre spending review volevano dire computare i
costi unitari di penne a sfera (inizio Anni Novanta) o andare a spanna su
grandi aggregati di spesa (Governo Monti) sono finiti e che intendiamo attuare
davvero un ‘programma di razionalizzazione delle scelte di bilancio ‘ efficace
e trasparente come quello, ad esempio, realizzato in Francia negli Anni Ottanta
e che consentì al Paese di passare da svalutazione periodiche agli accordi del
Louvre del 1987 che fissarono la parità ‘ stabile ed irrevocabile’ tra franco e
marco.
Seconda Carta. Un’operazione di consolidamento del debito pubblico.
Sono state formulate numerose proposte su questo tema in questo ultimo anno.
Gran parte di tali proposte possono essere lette in un E-Book disponibile sul
portale del Cnel – che ha organizzato una giornata di studio sul tema. Un
documento molto articolato è stato messo a punto dalla Fondazione Astrid. In
breve, anche se – come documentato su Lindro del 7 maggio non è certo che
l’alto debito italiano comporti necessariamente un rallentamento di un punto
percentuale del Pil, il peso del debito ed il ‘moltiplicare fiscale’ delle
misure assunte per appianarlo con diversi anni di ‘avanzi primari’ frenano un
potenziale di crescita già basso a ragione della struttura demografica e della
scarsa innovazione nei settori produttivi di industria e servizi.
Terza Carta. Maggior fiato alle imprese sia con pronti pagamenti delle
pubbliche amministrazione dei debiti nei loro confronti sia con una maggiore
attenzione da parte del settore creditizio. La prima leva è nelle mani del
Governo; il Parlamento sta emendando un decreto legge inadeguato sotto questo
riguardo e prendendo a modello il sistema di ‘ garanzie ‘ che ha ben funzionato
in Francia. In materia di credito, il Governo può, e deve, esercitare la ‘
friendly persuasion’ di cui dispone.
Quarta Carta. Un rilancio dell’investimento pubblico (coniugato con
sgravi per assunzioni di giovani e di rimodulazione dell’imposizione
sull’edilizia, pur sempre uno dei pochi volani dell’economia italiana) ,
utilizzando al massimo le risorse europee e la finanza di progetto.
Ci sta muovendo in questa od in altra direzione? Occorre esaminare il tema con cura,
sottolineando, in primo luogo, come la lunga intervista del Ministro Enzo
Moavero Milanesi (se è a lui e non al Presidente del Consiglio ed al
Ministro dell’Economia e delle Finanze che è stata affidata la trattativa) al ‘Corriere
della Sera’ del 23 giugno, non può non lasciare perplessi. In breve, si
giocherebbe al ribasso puntando tutto o quasi su qualche fondo in più per
l’occupazione giovanile (tema peraltro del Consiglio Europeo del 28-29
agosto). Il ‘qualche fondo in più’ sarebbe circa un miliardo di euro, peraltro
difficili da giustificare poiché lo stesso Ministro Moavero Milanesi documenta
che «l’Italia non spende il 60% dei fondi europei a lei assegnati».
Ormai, per alcuni aspetti, la frittata è fatta. Uscita dalla ‘procedura
d’infrazione’, l’Italia potrebbe venire accontentata con qualche spicciolo
(come scrivono testate cartacee e web nostrane e non solo).
C’è, però, modo di riparare. Il 26 giugno il Consiglio dei Ministri
dovrebbe approvare il Piano Nazionale per l’Occupazione Giovanile. Sarebbe
auspicabile che i Ministri Giovannini e Moavero Milanesi si concentrino su come
l’UE può contribuire a tale piano non solo con finanziamenti ma anche con
modifiche dei regolamenti.
In parallelo, però, il Presidente del Consiglio ed il Ministro
dell’Economia dovrebbero giocare la grande partita?. Noi intendiamo
monitorarla.
Torniamo ai quattro punti:
a) Istituzionalizzare la ‘spending
review’ Un servizio del Vice Direttore de ‘Il Corriere della Sera’,
verosimilmente ispirato ad una conversazione con il nuovo Ragioniere Generale
dello Stato, suggerisce che questa sarebbe la ‘mission’ della Ragioneria
Generale nella visione di chi è stato chiamato a guidarla. Occorre che si passi
dai background briefings agli atti concreti: decreti. Accantonando chi
si oppone (in base a vecchie logiche) o facilitandone il pensionamento.
b) Consolidamento del debito. Partendo
dai lavori Cnel e Astrid si deve definire il percorso e cominciare ad operare
prima che rialzi dei tassi rendano l’operazione più difficile.
c) Maggior fiato alle imprese La
normativa è in dirittura d’arrivo ed il Parlamento la ha migliorata. E’
essenziale che la politica vigili sui tempi delle amministrazioni.
d) Investimento pubblico. Misure essenziali
sono state prese per opere già avviate. Occorre ora ottenere dall’UE la non
contabilizzazione dei fondi nazionali di contropartita almeno per i programmi e
progetti co-finanziati con fondi comunitari.
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