mercoledì 12 giugno 2013

Divorzio all’italiana di Battistelli, una strada da seguire in Formiche 12 gennaio



Divorzio all’italiana di Battistelli, una strada da seguire
12 - 06 - 2013Giuseppe Pennisi Divorzio all'italiana di Battistelli, una strada da seguire
carmelo patanè e donna rosalia verticale1
coro al centro con fefè e angela orizz1
coro con giornale orizz1
don gaetano e fefè orizz

fefè e donna rosalia orizz
fefè e angela sposi orizz
donna rosalia, pittore, fefè orizz

La sera dell’11 giugno non tutte le file della splendida Sala dei Bibbiena (il Teatro Comunale di Bologna, la cui architettura è stata imitata da numerosi teatri italiani e tedeschi del settecento) ed anche qualche palco era spento. Fenomeno – mi si dice – non inconsueto nella città felsinea, a ragione dell’alto costo dei biglietti per le ‘prime’, specialmente di un’opera nuova. Tuttavia, la biglietteria conferma un alto livello di vendite per le repliche, specialmente dei biglietti (scontati) per il pubblico più giovane.
Si rappresentava “Divorzio all’italiana. Azione musicale per il crepuscolo della famiglia” di Giorgio Battistelli su libretto dello stesso compositore liberamente adattato da Pietro Germi, Alfredo Giannetti ed Ennio De Concini. Editore Casa Ricordi, Milano. Il lavoro, commissionato dall’Opéra National de Lorraine dove è andato in scena il 23 marzo 2009, è un vero e proprio inedito in Italia, nonostante il grande successo in Francia. E’ un’opera vera e propria , sul tipo di quelle tratte da film e da romanzi di successo che – come notato in atre occasioni su questa testata – hanno, in gran misura , rinnovato il teatro in musica americano, britannico e tedesco, portando nuovo pubblico e facendo aumentare gli incassi. In Italia, soltanto il Regio di Torino ed il Teatro dell’Opera di Roma si sono avventurati su questa strada portando, però, non lavori di autori italiani ma successi consolidati all’estero, rispettivamente A Streetcar Named Desire di Previn ed A View from the Bridge di Bolcon.
Un’opera di Battistelli – è vero- è stata vista a Roma non molti anni fa, Prova d’Orchestra dal film di Fellini, ma in un allestimento scenico differente dall’originale e piuttosto deludente – non ha fatto, quindi, da volano a questo genere.
Contiamo molto quindi su questo divertentissimo Divorzio all’Italiana, un’ora e mezzo (in 23 ‘sequenze’ o ‘numeri musicali) molto divertenti e raffinati sotto il profilo della scrittura orchestrale e vocale. In breve, Giorgio Battistelli omaggia Pietro Germi firmando libretto e musica di un’opera che racconta uno spaccato della Sicilia degli anni Cinquanta, dove si consuma un delitto d’onore in cui passione, gelosia, tradimenti sono ritratti in una partitura grottesca, ironica e pungente. I personaggi rappresentano i cliché del perbenismo e del maschilismo di un’Italia che può sembrare d’altri tempi (ma è ancora in buona salute), esaltati nella parodia dei rapporti tra due famiglie della decaduta e decadente aristocrazia siciliana. Il film, premiato anche da un Oscar, è stato visto in tutto il mondo e torna spesso sul piccolo schermo. Quindi, non riassumiamo la vicenda di Don Fefé e del marchingegno per liberarsi della propria moglie (ed impalmare la giovane nipote), spingendo la di lui signora tra le braccia di un vecchio spasimante, uccidendoli ambedue ed restare appena meno di due anni in galera poiché il delitto era ‘d’onore ‘.
Nella mani di Battistelli, l’intreccio diventa una commedia tragicomica en travesti in cui tutti i personaggi sono interpretati da uomini, prediligendo, anzi i registri gravi per i ruoli femminili (Donna Rosalia, moglie di Don Fefé, è un baritono, e Donna Immacolata, consorte del di lei amante è un basso). In contrasto, Carmelo (amante di Donna Rosalia) è un sopranista e Don Fefé un tenore lirico d’agilità. Questa scelta vocale non solo accentua la rappresentazione alla rovescia del mondo matriarcale del nostro Sud, ma ricorda una prassi di alcuni aspetti del teatro barocco (specialmente di quello francese) e si aggancia, in particolare per Don Fefé alla tradizione del ‘bel canto’, della curva ondulata (che scava nell’intimo dei personaggi). Il ‘bel canto ‘è fuso con altri stili lo Sprechstimme, il recitativo, il declamato e con dell’opera comica italiana (terzetti, quartetti). La scrittura onomatopeica per il coro amplifica gli effetti. Brillante l’orchestrazione. L’organico è di medie dimensioni; segue i cambiamenti di situazioni con tinte e colori musicali, nonché con intermezzi veloci per facilitare i cambi di ambiente che avvengono in una scena unica ispirata al periodo ‘metafisico’ di Giorgio De Chirico.
La regia di David Pountney aggiunge freschezza e vitalità al quadro parodistico di Battistelli. Sul podio il direttore d’orchestra francese Daniel Kawka, recentemente nominato direttore principale dell’Orchestra della Toscana. Il cast vede Alfonso Antoniozzi, nel ruolo, en travesti, di Donna Rosalia, affiancato da Cristiano Cremonini, Gabriele Ribis, Marco Bussi, Nicolò Ceriani, Alessandro Spina, Sonia Visentin, Daichi Fujiki, Maurizio Leoni, Fabrizio Beggi e Carlo Morini.
La ‘prima’ italiana del lavoro impone una riflessione sul nuovo teatro musicale italiano e su come farlo conoscere e diffondere.

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