Divorzio all’italiana di
Battistelli, una strada da seguire
La sera
dell’11 giugno non tutte le file della splendida Sala dei Bibbiena (il Teatro
Comunale di Bologna, la cui architettura è stata imitata da numerosi teatri
italiani e tedeschi del settecento) ed anche qualche palco era spento. Fenomeno
– mi si dice – non inconsueto nella città felsinea, a ragione dell’alto costo
dei biglietti per le ‘prime’, specialmente di un’opera nuova. Tuttavia, la
biglietteria conferma un alto livello di vendite per le repliche, specialmente
dei biglietti (scontati) per il pubblico più giovane.
Si
rappresentava “Divorzio all’italiana. Azione musicale per il crepuscolo della
famiglia” di Giorgio Battistelli su libretto dello stesso compositore
liberamente adattato da Pietro Germi, Alfredo Giannetti ed Ennio De Concini.
Editore Casa Ricordi, Milano. Il lavoro, commissionato dall’Opéra National de
Lorraine dove è andato in scena il 23 marzo 2009, è un vero e proprio inedito
in Italia, nonostante il grande successo in Francia. E’ un’opera vera e propria
, sul tipo di quelle tratte da film e da romanzi di successo che – come notato
in atre occasioni su questa testata – hanno, in gran misura , rinnovato il
teatro in musica americano, britannico e tedesco, portando nuovo pubblico e
facendo aumentare gli incassi. In Italia, soltanto il Regio di Torino ed il
Teatro dell’Opera di Roma si sono avventurati su questa strada portando, però,
non lavori di autori italiani ma successi consolidati all’estero,
rispettivamente A Streetcar Named Desire di Previn ed A View from the Bridge di
Bolcon.
Un’opera di
Battistelli – è vero- è stata vista a Roma non molti anni fa, Prova d’Orchestra
dal film di Fellini, ma in un allestimento scenico differente dall’originale e
piuttosto deludente – non ha fatto, quindi, da volano a questo genere.
Contiamo
molto quindi su questo divertentissimo Divorzio all’Italiana, un’ora e mezzo
(in 23 ‘sequenze’ o ‘numeri musicali) molto divertenti e raffinati sotto il
profilo della scrittura orchestrale e vocale. In breve, Giorgio Battistelli
omaggia Pietro Germi firmando libretto e musica di un’opera che racconta uno
spaccato della Sicilia degli anni Cinquanta, dove si consuma un delitto d’onore
in cui passione, gelosia, tradimenti sono ritratti in una partitura grottesca,
ironica e pungente. I personaggi rappresentano i cliché del perbenismo e del
maschilismo di un’Italia che può sembrare d’altri tempi (ma è ancora in buona
salute), esaltati nella parodia dei rapporti tra due famiglie della decaduta e
decadente aristocrazia siciliana. Il film, premiato anche da un Oscar, è stato visto
in tutto il mondo e torna spesso sul piccolo schermo. Quindi, non riassumiamo
la vicenda di Don Fefé e del marchingegno per liberarsi della propria moglie
(ed impalmare la giovane nipote), spingendo la di lui signora tra le braccia di
un vecchio spasimante, uccidendoli ambedue ed restare appena meno di due anni
in galera poiché il delitto era ‘d’onore ‘.
Nella mani
di Battistelli, l’intreccio diventa una commedia tragicomica en travesti in cui
tutti i personaggi sono interpretati da uomini, prediligendo, anzi i registri
gravi per i ruoli femminili (Donna Rosalia, moglie di Don Fefé, è un baritono,
e Donna Immacolata, consorte del di lei amante è un basso). In contrasto,
Carmelo (amante di Donna Rosalia) è un sopranista e Don Fefé un tenore lirico
d’agilità. Questa scelta vocale non solo accentua la rappresentazione alla
rovescia del mondo matriarcale del nostro Sud, ma ricorda una prassi di alcuni
aspetti del teatro barocco (specialmente di quello francese) e si aggancia, in
particolare per Don Fefé alla tradizione del ‘bel canto’, della curva ondulata
(che scava nell’intimo dei personaggi). Il ‘bel canto ‘è fuso con altri stili
lo Sprechstimme, il recitativo, il declamato e con dell’opera comica italiana
(terzetti, quartetti). La scrittura onomatopeica per il coro amplifica gli
effetti. Brillante l’orchestrazione. L’organico è di medie dimensioni; segue i
cambiamenti di situazioni con tinte e colori musicali, nonché con intermezzi
veloci per facilitare i cambi di ambiente che avvengono in una scena unica
ispirata al periodo ‘metafisico’ di Giorgio De Chirico.
La regia di
David Pountney aggiunge freschezza e vitalità al quadro parodistico di
Battistelli. Sul podio il direttore d’orchestra francese Daniel Kawka,
recentemente nominato direttore principale dell’Orchestra della Toscana. Il
cast vede Alfonso Antoniozzi, nel ruolo, en travesti, di Donna Rosalia,
affiancato da Cristiano Cremonini, Gabriele Ribis, Marco Bussi, Nicolò Ceriani,
Alessandro Spina, Sonia Visentin, Daichi Fujiki, Maurizio Leoni, Fabrizio Beggi
e Carlo Morini.
La ‘prima’
italiana del lavoro impone una riflessione sul nuovo teatro musicale italiano e
su come farlo conoscere e diffondere.
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