Arriva
Pereira
06 - 06 - 2013Giuseppe Pennisi
Cosa vuol dire l’arrivo di Alexander Pereira alla guida del Teatro alla
Scala? Il 23 maggio è stato presentato il cartellone per la prossima stagione.
È stato criticato in quanto è meno ricco di quanto ci si sarebbe atteso. I servizi stampa della fondazione hanno anche diffuso una sintesi della valutazione d’impatto effettuata dal centro Ask della Università Bocconi.
È stato criticato in quanto è meno ricco di quanto ci si sarebbe atteso. I servizi stampa della fondazione hanno anche diffuso una sintesi della valutazione d’impatto effettuata dal centro Ask della Università Bocconi.
Il lavoro ha analizzato la Scala e l’Accademia da due punti di vista
complementari:
- come istituzione culturale prestigiosa, che svolge una funzione pubblica di conservazione, valorizzazione ed educazione sul patrimonio operistico in generale e italiano in particolare e che rappresenta il nostro Paese nel mondo;
- come attore economico, in grado di “stare sul mercato” offrendo spettacoli di qualità apprezzati dal pubblico, ed essere così in grado di reperire – attraverso la vendita di biglietti, l’attività commerciale e le sponsorizzazioni – risorse economiche adeguate per finanziare la propria attività.
- come istituzione culturale prestigiosa, che svolge una funzione pubblica di conservazione, valorizzazione ed educazione sul patrimonio operistico in generale e italiano in particolare e che rappresenta il nostro Paese nel mondo;
- come attore economico, in grado di “stare sul mercato” offrendo spettacoli di qualità apprezzati dal pubblico, ed essere così in grado di reperire – attraverso la vendita di biglietti, l’attività commerciale e le sponsorizzazioni – risorse economiche adeguate per finanziare la propria attività.
Attualmente, la Scala è la terza realtà produttiva di spettacoli nel nostro
Paese ed è il solo teatro in grado di confrontarsi per dimensioni e volume di
attività con gli omologhi internazionali: la Scala ha un volume di attività nel
2011 di 113,8 milioni di euro ed è il secondo teatro italiano per dimensione;
dopo la Scala, l’Arena di Verona ha un fatturato della metà.
La struttura di ricavo della Scala è confrontabile con quella dell’Opéra di
Parigi e della Royal Opera House.
A fronte di una progressiva contrazione dei fondi pubblici, la Scala ha
saputo, prima e più degli altri teatri lirici italiani, aumentare l’incidenza
dei ricavi da biglietteria e commerciali, che rappresentano oggi circa il 40%
del suo volume di affari. Il pubblico del Teatro (di oltre 400.000 persone) è
composto per il 70% circa da residenti a Milano e provincia; un terzo quasi di
loro sono abbonati, a riprova dell’attaccamento del pubblico locale al proprio
teatro. La crescita delle vendite online ha permesso un allargamento del
pubblico internazionale, che rappresenta il 45% dei biglietti venduti online.
Negli ultimi 12 anni è aumentata la varietà dei Paesi di provenienza del
pubblico straniero ed è in particolare cresciuto il pubblico proveniente dalla
Russia.
L’analisi dell’impatto economico mostra che la Scala genera, oltre al
fatturato, ricchezza economica pari a circa 2,7 volte rispetto alle risorse che
riceve, risorse che peraltro non sono fornite dallo Stato, dagli enti pubblici
e dai donors privati con finalità di ritorno economico. Questa ricchezza deriva
dagli acquisti di Scala presso i fornitori, in gran parte localizzati sul
territorio milanese, dall’attività economica generata dalla presenza a Milano
degli allievi dell’Accademia e delle orchestre ospitate dal Teatro,
dall’indotto prodotto dal pubblico italiano e straniero. La Scala è per Milano
una risorsa importante, un pezzo di storia e parte del suo orgoglio.
Anche sul fronte dei costi, la Scala è confrontabile con i principali teatri europei in termini di composizione dei costi; il contributo dello Stato copre a Milano circa la metà dei costi del personale e a Parigi quasi il 100%.
Anche sul fronte dei costi, la Scala è confrontabile con i principali teatri europei in termini di composizione dei costi; il contributo dello Stato copre a Milano circa la metà dei costi del personale e a Parigi quasi il 100%.
Interessante notare come in un Paese a tradizionale vocazione privatistica
nel finanziamento alle istituzioni culturali come l’Inghilterra, l’incidenza
delle fonti private di finanziamento è significativamente superiore rispetto a
Paesi come la Francia e l’Italia; per ogni euro di finanziamento pubblico, il
Royal Opera House riceve 2,8 euro di entrate da privati (compreso il
botteghino) contro 1,46 del Teatro alla Scala. Tuttavia, in valore assoluto, il
contributo statale al Royal Opera House è superiore di oltre 1,5 milioni di
euro rispetto a quello che ottiene la Scala. Il fatto che la Scala stia
impegnandosi a massimizzare il numero dei propri interlocutori e ad aumentare
la varietà delle proprie fonti di finanziamento, nella direzione di un maggiore
orientamento al mercato, non deve far dimenticare la vocazione istituzionale e
culturale del Teatro.
La valutazione d’impatto economico , quindi, è molto positiva. Meno
brillanti i conti da quando Lissner è alla guida dell’istituzione chiude il
bilancio in pareggio, principalmente grazie a contributi straordinari dei soci
nella seconda metà dell’anno solare. Pereira ha la reputazione di avere fatto
crescere il Teatro dell’Opera di Zurigo, prima, e il Festival di
Salisburgo,poi, grazie ad elargizioni liberali di sponsor. Riuscirà a farlo
senza una revisione degli sgravi tributari (attualmente una detrazione del
19%) per le elargizioni liberali per portarle alla media europea (30%) ove non
necessariamente al livello della Francia (60%)?
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