QUANDO ARRIVA IL COMMISSARIO
Beckmesser
Il ‘ commissariamento’ delle
fondazioni liriche sta diventando sempre più frequente. In febbraio, i Teatri
del Maggio Musicale Fiorentino (sono almeno tre, e se ne sta aggiungendo un
quarti- in una città di quattrocentomila abitanti) è stato commissariato per la
terza volta in tre anni; il consuntivo 2012 è in perdita ed anche se il
preventivo 2013 presenta una strategia di crescita che avrebbe portato un utile
nell’anno in corso, è scattata la clausola della legge Bondi secondo cui se un
teatro perde, gli amministratori escono ‘dalla comune’ (per utilizzare il gergo
del settore).Poco prima è stato commissariato il Teatro Massimo di Palermo,
nonostante sette anni consecutivi di utili e vari premi nazionali ed
internazionali delle produzioni, per dissapori tra il Sovrintendente (un
professore d’economia con una forte concezione del rigore), da un lato, ed il
Sindaco e le maestranze, dall’altro. E’commissariato il Teatro Petruzzelli di Bari.
Sono appena usciti dal ‘commissariamento’ il Verdi di Trieste, il Carlo Felice
di Genova (ma ambedue potrebbe tornare ‘sotto tutela’ abbastanza presto, e
trovarsi in compagnia con il San Carlo di Napoli). . In breve negli ultimi due
lustri dieci su tredici fondazioni liriche sono state commissariate , almeno
una volta, quasi sempre per non essere riusciti a raggiungere il pareggio o
l’utile di bilancio al consuntivo. Spesso un pareggio od un utile preconizzato
nel preventivo E’ stata commissariata la stessa Arena di Verona (un tempo un
macchina di fare utile) a ragione, si dice, di una programmazione errata che ha
allontanato il tradizionale afflusso da oltre Brennero e dei prezzi alle stelle
praticati da alberghi e ristoranti della città.
Di norma, il Commissario è un esperto
d’amministrazione- lo sono stati alti funzionari del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali oppure commercialisti oppure ancora manager provenienti da
imprese private. Spesso si fa assistere da un consulente artistico. Quando
arriva, la sua prima funzione è di inforcare gli occhiali ed esaminare i libri
contabili per cercare entro un lasso di tempo ragionevole di fare quadrare i
conti. L’esperienza degli ultimi dieci anni è che raramente risolve i problemi
strutturali: eloquenti i casi di Firenze (la cui fondazione lirica è stata
commissariata tre volte e girano progetti di risanarla tramite un mutuo
complessivo garantito dalle Cascine- sic!) e di Napoli (per ridurre il cui
stock di debiti sono stati utilizzato 50 milioni di euro del Fondo per Aree
Sotto-utilizzate, concepito per attività produttive del mezzogiorno) .
Raramente – un caso è quello del Massimo Bellini di Catania che è però una
fondazione regionale supportata dalla Regione Siciliana – si è utilizzata la
fase di commissariamento per affrontare i problemi strutturali di scarsa
relazione tra gli organici e la produzione (in Italia assestata su70 recite
all’anno rispetto alla media europea di circa 150). Un esempio: il Verdi di
Trieste ha 270 dipendenti e produce circa 50 recite l’anno, il parigino Théâtre
des Champs-Elysées, con 35 dipendenti, ha in cartellone 60 recite d’opera, 20
di balletto, ed una stagione concertistica (con alcune delle migliori orchestre
europee) , una stagione cameristica ed una programmazione speciale per i
giovani- da settembre a giugno alza il sipario almeno quattro giorni la
settimana non sei al mese.
Questi dati devono fare riflettere
chi sta ergendo una barriera di fuoco contro la riforma delineata nel numero di
febbraio di Formiche : le fondazioni
non si salvano con ‘commissariamenti’ a go-go ma solo riorganizzando il sistema
per quella parte del territorio che davvero lo vuole.
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