L'Opera di Verdi torna dopo 11 anni,
dal 6 al 16 marzo al Teatro dell'Opera
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Muti riporta a Roma “I due Foscari”
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Giuseppe Pennisi
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Dopo undici anni
circa torna a Roma ‘I due Foscari’.
L’edizione in scena nella capitale dal 6 al 16 marzo è stata fortemente voluta da Riccardo Muti. La regia di Werner Herzog e le scene e i costumi di Maurizio Balò ci portano in una Venezia fredda e glaciale, quasi spettrale. Luca Solari è Francesco Foscari, Francesco Meli è Jacopo, e Tatiana Serjan (in alternanza con Csilla Borross) Lucrezia. È senza dubbio lo spettacolo di teatro in musica più atteso della settimana. “I Due Foscari” è l’opera più breve di Verdi. Tratta da un poema ancor più cupo di Byron e dimenticata nell’Ottocento, è stata “riscoperta” da Carlo Maria Giulini per una delle memorabili esecuzioni della Rai. Venne ripresa sotto l’egida di Francesco Siciliani per il “Maggio Fiorentino” e definitivamente rilanciata da Bruno Bartoletti a Roma nel 1968 in un allestimento che approdò al Metropolitan e preparò il vero e proprio “revival”. Nell’opera non avviene nulla o quasi in quanto tutto accade prima e i fatti di rilievo che succedono durante i tre atti si verificano, in gran misura, dietro le quinte. Ha solo tre personaggi di rilievo e dato che segue quasi le regole dell’unità aristotelica (tutto in un giorno, nel Palazzo Ducale e dintorni), anche lo sviluppo psicologico dei protagonisti è limitato. Ildebrando Pizzetti, che ne adorava lo spartito e ne promosse la rappresentazione scenica del 1968, ne vedeva un dramma in musica modernissimo. In effetti, anche se “I due Foscari” appartiene agli “anni di galera” di Verdi, è una tragedia lirica, per alcuni aspetti agganciata alla prima metà dell’Ottocento e per altri già rivolta alla fine del secolo, se non già al Novecento: pezzi chiusi, naturalmente, ma pochi; intercalati da brevi intermezzi; enfasi sul declamato; un continuo orchestrale denso di mezze tinte, pur nella cupezza generale dell’opera, un prodigioso sestetto, un concertato di grande livello e arie con cabaletta da virtuosa. Ne erano appassionati Tullio Serafin, Bruno Bartoletti e Gianandrea Gavazzeni. E questo ne spiega il successo degli ultimi anni, specialmente negli Stati Uniti. L’ascoltare attento si accorgerà che ‘I due Foscari’ anticipano i leit motiv di Wagner, anche se non credo che mai Wagner l’ascoltò data la poca diffusione dell’opera dopo le re |
domenica 3 marzo 2013
Muti riporta a Roma “I due Foscari” in Quotidiano Arte 4 marzo
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