Il significato di “The Rape of Lucretia”
15 - 03 -
2013Giuseppe Pennisi
L’attenzione di tutti è puntata sul
bicentenario della nascita di Verdi e di Wagner e in pochi si sono ricordati
che il 2013 è anche l’anno del centenario della nascita di Benjamin Britten,
uno dei più importanti compositori del Ventesimo secolo. Lo hanno fatto i
teatri di Ravenna , Reggio Emilia e Firenze, che riprendono un suo bel lavoro
che già ebbe molto successo a Genova ed a Firenze circa tre lustri orsono: “The
Rape of Lucretia”.
Per comprendere la preveggenza di
Britten verso il teatro d’opera del Ventunesimo Secolo è essenziale comprendere
perché Britten ha lasciato le grandi opere spettacolari – che nel teatro
musicale americano, ad esempio, venivano viste (e lo sono in parte ancora) come
uno degli antidoti principali al declino ed al progressivo sparire della “musa
bizzarra e altera”, la lirica.
Musicista molto precoce, aveva preso
la strada di comporre teatro in musica – pur non trascurando la cameristica e
soprattutto la musica “dello spirito” d’ispirazione religiosa e filosofica –
già molto giovane, riuscendo a portare a comporre nel 1941 Paul Bunyan su
libretto di W.H. Auden, esule anche lui negli Stati Uniti.
È un Singspiel, ossia un’operetta su
un mito popolare americano; richiede un organico orchestrale striminzito ma
molti personaggi in scena, tra cantanti ed attori. Scritta pensando a Broadway,
venne presentata senza successo nel teatro della Columbia University. Non
approdò da nessuna parte ed unicamente nel 1976 venne rappresentata in Gran
Bretagna. Con il senno del poi, nonostante i suoi difetti, Paul Bunyan ha tutti
i germi della frizzante opera comica del 1947 Albert Herring, una effettiva
opera comica in cui un borgo piuttosto bigotto premia un bel giovanotto come il
più virtuoso del suo gruppo di età per accorgersi che ne compie di cotte e di
crude.
Senza dubbio ha merito il brillante
libretto di Crozier, molto più fine e molto più astuto della novella di Guy de
Maupassant “Le Rosier de Madame Husson” da cui è tratto. Senza il vero profumo
di champagne che Britten trae da un piccolo organico orchestrale e molti
solisti, il lavoro – per molti aspetti “very british” – non avrebbe potuto
appassionare solo pochi anni fa il pubblico di Cosenza, Modena, Piacenza e
Reggio Emilia. Per giungere da Paul Bunyan a Albert Herring , Britten era
passato in un percorso che includeva due capolavori Peter Grimes (1945) e The
Rape of Lucretia (1946). Il primo è molto noto ed è stato visto di recente più
volte anche in Italia. Il secondo forse è più importante, anche se raramente
eseguito, perché chiara indicazione di quella che Britten vedeva la strada per
l’opera del futuro.
“The Rape di Lucretia” (da tradursi
“lo stupro” piuttosto che “il ratto” di Lucrezia, come avviene di frequente) ha
un organico all’osso (otto cantanti e 12 professori d’orchestra) non solo per
potere essere portata in tournée ma per tracciare un percorso di teatro d’opera
a basso costo. Appartiene alle riflessioni sulla violenza e sulla virtù di un
Britten giovane, alle prese con la propria diversità e proponeva un morality
play sullo stupro della guerra (anticipando Billy Budd e il War Requiem).
Il tema della conquista del potere e
della violenza perpetrata sulla donna torna con forza in una vicenda mitologica
della Roma antica rievocata al fine di rappresentare orrori e violenze che
appartengono appieno al nostro Novecento e alla contemporaneità. Dobbiamo alla
musica di Britten la capacità di parlare senza retorica e con freschezza di linguaggio
di una tragedia antica, ma sempre attuale. Presentato a Glyndebourne nel 1946,
un anno dopo il fenomenale successo di Peter Grimes, è la prima delle tre opere
da camera di Britten (come il celeberrimo The Turn of the Screw, Il giro di
vite, del 1954). La messa in scena è di Daniele Abbado . Concerta Jonathan Web.
Tra i protagonisti, Julianne Young, John Daszk, Cristina Zavalloni, Joshua
Bloom, Jacques Embraille, Philip Smith, Gabriella Sborgi, e Laura Catrani. La
partenza è il 22 marzo nel bellissimo Teatro Alighieri di Ravenna.
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