SETTIMANA
SANTA/ Dallo "Stabat Mater" al "Parsifal", cosa ascoltare
in preparazione alla Pasqua
giovedì 28 marzo 2013
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NEWS Musica
In una recente serie di conferenze-concerti dell’Orchestra Sinfonica di
Roma, della Fondazione Roma Arte-Musei, Francesco La Vecchia ha ricordato che
in tutto il mondo edin tutte le epoche la musica nasce come connessa a servizi
religiosi o soprattutto a preghiere. Specialmente quella della tradizione
cristiana, che ha due momenti particolarmente alti: il Natale e la Pasqua.
Quindi, in questo periodo, in tutto il mondo cristiano, non solo in Italia
o in Europa, fervono i festival di musica pasquale. Per restare nella
Penisola, senza la pretesa di essere esaustivi, segnaliamo alcuni appuntamenti
Giovedì Santo. Lo Stabat Mater nelle sue varie declinazioni
musicali, è la commozione che più compare nelle locandine. In particolare la
versione datata 1876 di Antonin Dvorák. Nel giorno in cui si ricorda
l’istituzione dell’Eucarestia la si ascolterà questa sera alle 20.30 nella
chiesa di Santo Stefano al Ponte Vecchio a Firenze: il coro del Maggio
musicale fiorentino e i solisti Sarina Rausa, Nadia Sturlese, Carlo Messeri e
Pietro Simone saranno diretti da Lorenzo Fratini e accompagnati al pianoforte
da Andrea Secchi. Il capolavoro di Dvorák, ma questa volta nella versione per
orchestra e coro, risuonerà al Carlo Felice di Genova con i complessi musicali
del teatro ligure diretti da Johannes Wildner. Le voci saranno quelle di
Serena Gamberoni, Annunziata Vestri, Francesco Meli e Andrea Mastroni.
Venerdì Santo. Lo Stabat Mater del compositore boemo risuona
anche nel giorno nel quale si fa memoria della morte in croce di Cristo. A
proporla orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari diretti da Hansjorg
Schellenberger. Un altro capolavoro sul significato della morte è la Messa
da requiem di Giuseppe Verdi: la si ascolterà alle 20.30 al Teatro
Manzoni di Bologna proposta da orchestra e coro del Teatro Comunale agli
ordini di Michele Mariotti. Radostina Nikolaeva, Veronica Simeoni, Aquiles Machado
e Sergey Artamonov le voci soliste. Verdi, di cui nel 2013 si celebrano i
duecento anni della nascita, anche nel cartellone del Massimo Bellini di
Catania: i Quattro pezzi sacri del maestro risuonano alle 21 (replica
sabato alle 17.30) diretti da Fabrizio Maria Carminati. I duecento anni di
Verdi, ma anche di Richard Wagner. Il Teatro Regio di Parma propone il terzo
atto del Parsifal , quello che culmina nell’Incantesimo del Venerdì
Santo, in forma di concerto: la bacchetta di Juraj Valchua guiderà la
Filarmonica Toscanini, il coro del Regio e le voci di Robert Dean Smith
(Parsifal), Gerd Grochowski (Amfortas), Stephen Milling (Gurnemanz) e Alisa
Zjnovieva (Kundry).
Parsifal è il dramma in musica per eccellenza per accompagnare
la Pasqua. E’ in scena in quasi tutti i teatri del mondo germanico ed anche al
Metropolitan di New York. La sera del 26 marzo, è stata presentata, nel canale
televisivo ‘classica’, una ‘diretta’ dal Festival di Pasqua di Salisburgo:
ottima l’esecuzione musicale, affidata a Christian Thielemann, ma quanto mai
discutibile il fantascientifica allestimento scenico.
Parsifal siamo del cuore del mondo del Graal, il
Calice in cui Giuseppe d’Arimatea ha raccolto il sangue di Cristo ma il
peccato è più che mai in agguato – Kundry, la protagonista femminile, ha
riso sul volto di Cristo sul Golgota ed è stata “condannata a non morire” sino
a quanto non verrà “redenta”, Klingsor, un cavaliere del Graal diventato arma
del demonio si è auto castrato perché non poteva resistere alla tentazione
carnale (un requisito per essere cavaliere del Graal) ed ora, minaccia il
Tempio, ha ferito l’erede al Regno del Graal, Amfortas, con piaghe che
progressivamente impediscono a quest’ultimo di celebrare l’Eucarestia; può
essere vinto unicamente da un “puro folle”, per l’appunto l’innocente selvatico
Parsifal che necessità una lunga iniziazione per comprendere il mistero
dell’Eucarestia, distruggere il Castello di Klingsor, purificare Kundry (e
consentirle di morire serenamente) e Amfortas e prendere il suo posto e nella
celebrazione dell’Eucarestia e nella guida del Regno del Graal. La conclusione
è, però, “aperta”, forte segno di appartenere alla cultura occidentale
(nonostante il lavoro abbia venature buddiste): i Cavalieri del Graal, i loro
paggi, i protagonisti ed una voce dell’alto invocano Erlösung dem
Erlôser! (Redenzione al Redentore!), una visione quasi più buddista
che cristiana secondo cui il Redentore deve essere continuamente lui stesso
“redento” dall’umanità. In Parsifal, infine, il contrasto tra il
mondo pagano del peccato e quello cristiano della purificazione e della
redenzione è accentuato in quando il mondo del Graal è diatonico come quello
dei Die Meistersinger, mentre quello di Klingsor e di Kundry (nei
primi due atti) è cromatico come in Tristan und Isolde.
Quando ero adolescente, in Italia, e in particolare a Roma, Parsifal si
ascoltava prevalentemente nell’edizione in versione ritmica italiana (tagliata
ma disponibile anche in dischi) diretta da Tullio Serafin e con Maria Callas
nel ruolo di Kundry. Il Maestro Lovro von Matatic cominciò negli Anni Sessanta
ad eseguirlo in versione integrale ed in lingua originale. Diventò compagno
abituale delle mie Settimane Sante da quando, all’inizio degli Anni Settanta, -
allora vivevo a Washington - uscì l’edizione stereofonica diretta da
Georg Solti, un vero prodigio (anche tecnologico) per l’epoca, seguita a ruota
da quelle di von Karajan e Boulez. Il terzo atto diParsifal si
svolge il Venerdì Santo: celebra, con la purificazione, anche la rigenerazione
primaverile della natura.
In Italia, ci sono state une esecuzioni memorabili degli ultimi
anni. Andando a ritroso restano impresse quella (in versioni da concerto) nel
novembre 2008 e quella a Venezia nel marzo 2005. Occorre prendere l’avvio da un
aspetto che può sembrare pedante: esistono diari burocratici delle
rappresentazioni del 1882 a Bayreuth sotto gli occhi vigili di Wagner e la
bacchetta di Levi; tali diari determinano i tempi (un’ora e 45 minuti il primo
atto, un’ora e 5 minuti il secondo, un’ora e 10 il terzo). Oggidì sono
rarissimi i direttori musicali che seguono queste indicazioni: Levine, Kuhn, Thiellman
e pochi altri. Con Toscanini – come è noto - il primo atto di Parsifaldurava
due ore e venti minuti. Con Boulez poco più di un’ora e mezzo.
A Venezia, una bella regia di Dennis Krief legge Parsifal come
un testamento. E’ indubbiamente un testamento musicale che Wagner fu in grado
di affrontare solamente dopo avere rivoluzionato il pentagramma. E’ anche un
testamento religioso in cui – ha scritto Giuseppe Sinopoli – “il tema della
purificazione si ripete circolarmente: dai flauti agli oboi, agli archi”. E’
soprattutto un testamento politico: il Castello del Graal, e la vittoria di
Parsifal su Klingsor, sono l’avamposto dell’Europa della trascendenza (ancora
una volta la preistoria dello spirito) in un mondo dominato dall’immanenza
(allora dal positivismo avanzante) - un avamposto dove si combatte, e si vince,
unicamente con la rinunzia individuale, nonché con la perdita dell’innocenza
prendendo conoscenza del peccato ed infine con l’acquisizione della “saggezza”
tramite la “pietà”. Se c’è un lavoro in musica che meglio di altri rappresenta
le radici cristiane dell’Europa, questo è, nell’edizione veneziana, Parsifal
Purtroppo quest’anno, nonostante le celebrazioni per il
bicentenario di Wagner, nessun teatro mette in scena Parsifal; è
programmato a Bologna all’inizio nel 2014 in un allestimento nato a Bruxelles.
Da non mancare.
Ma ascoltatelo anche per questa Pasqua.
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