martedì 12 marzo 2013

Due 'gialli in musica' in Quotiiano Arte 12 marzo


martedì 12 marzo 2013
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Cuore di Cane, Milano, Teatro alla Scala, dal 13 marzo al 3 aprile 2013
L’Affare Makropoulos, Venezia, Teatro La Fenice, dal 15 marzo 2013
Due 'gialli in musica'
Giuseppe Pennisi
Le prime di due ‘gialli in musica’ caratterizzano questa settimana .
La Scala interrompe una stagione imperniata solo su musiche di Verdi e di Wagner (i due compositori di cui si celebra il bicentenario dalla nascita per presentare, dal 13 marzo al 3 aprile, Cuore di cane di Alexander Raskatov, classe 1953 e uno dei più noti compositori russi.
Il soggetto è la vicenda narrata nell’omonimo romanzo di Michail Bulgakov (1925): uno scienziato trapianta il cuore di un cane moribondo nel cadavere di un uomo appena morto; nasce un nuovo soggetto dalle fattezze umane che ne combina di tutti i colori sino a quando il chirurgo fa l’operazione inversa, ma viene accusato di assassinio (finendo davvero male). Rispetto a Bulgakov, l’opera concentra con maggiore continuità la satira antitotalitaria (al di là degli specifici riferimenti al regime sovietico del tempo, sono manifesti i richiami alle ombre inquietanti della Russia contemporanea) e accentua il dramma del creatore che arriva a distruggere la propria opera. Due giorno dopo la prima di Cuore di Cane alla Scala, alla Fenice arriva un altro giallo in musica L’Affare Makropulos di Leoš Janàcek, opera raramente rappresentata in Italia sino a quando una non eccelsa versione in traduzione ritmica italiana – curata da Ronconi e Bartoletti – una ventina d’anni fa la introdusse nei cartellini. Da allora si è vista a Torino, Bologna, Napoli e La Scala (con la regia di Ronconi) ma anche a Firenze e altrove. In apparenza, il lavoro è un dramma poliziesco: tratta di un processo su una vertenza di successione che dura da più di cent’anni in cui si inserisce una bellissima e giovanissima cantante – Emilia Marty – che tanto sa (e tanti documenti sa trovare) ma cerca disperatamente un manoscritto in greco. Il dramma di Capek (l’inventore, tra l’altro, del personaggio, e nome, robot) dura oltre quattro ore ed è pieno di discorsi filosofici. Sotto la coltre poliziesca, c’è, però, un profondo contenuto filosofico e religioso (piuttosto che politico): tratta del valore e della durata della vita come esperienza terrena.




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