L’offerta di
Bersani che Grillo non avrebbe potuto rifiutare
Il “vincitor perdente”, Pierluigi Bersani, ha proposto al M5S otto punti su
cui Formiche.net ha aperto un dibattito. A mio avviso, l’offerta è tale che ad
essa il M5S non può non opporre un netto rifiuto, rendendo ancora più difficile
la posizione del gruppo dirigente del Pd all’interno anche del partito.
In primo luogo, Bersani avrebbe dovuto – come sottolineato da Luigi
Zingales ed altri – presentare al M5S una “offerta che non si può rifiutare”,
recependo le istanze più giustificate e più ovvie del M5S specialmente in
materia di “azzeramento” del finanziamento pubblico (di Stato, Regioni, Comuni)
della politica da sostituire con finanziamenti privati (con un tetto di 10.000
euro a soggetto) deducibili.
Ormai si fa politica a basso costo con la rete ed utilizzando, per
riunioni, sale pubbliche (ad esempio dei municipi) occupate non più di un paio
di volte la settimana a fini istituzionali. Da cinque anni, le famiglie
italiane si impoveriscono mentre alcuni partiti si ingrassano: i “rimborsi
elettorali” del Pd sono pari a circa quattro volte il bilancio del Partito.
In secondo luogo, dato che la base sociale del M5S è in gran parte composta
da giovani professionisti o imprenditori (l’80% dei parlamentari del M5S hanno
una laurea rispetto a meno del 40% del Pd), Bersani avrebbe dovuto tracciare un
programma di crescita partendo da elementi urgenti quali: a) pagamento dei
debiti della amministrazioni centrali e locali alle imprese; b) utilizzazione
dei “risparmi” dall’azzeramento dei contributi ai partiti ed ai loro giornali
per i) rete di tutela sociale; ii) contratti di sviluppo per imprese emergenti;
iii) ristrutturazioni di imprese in difficoltà ma con buon potenziale; iv)
“patti” tra amministrazioni e privati per lo sviluppo locale.
In terzo luogo, a questi due elementi urgenti avrebbe dovuto affiancare un
programma di medio termine: a) infrastrutture eco-compatibili; b) riassetto
della scuola, della formazione professionale e delle università; c) un’azione
in Europa per rivedere il Fiscal Compact e permettere la “golden rule” almeno
per gli investimenti co-finanziati con le istituzioni europeo.
Anche il M5S ha tutto l’interesse a vedere crescere la propria rendita di
posizione mentre Bersani si arrabatta in modo inconcludente, avrebbe avuto
difficoltà ad opporre un “No” netto a tale offerta.
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