InScena
Il caso Makropulos incanta la Laguna
di Giuseppe Pennisi
Il caso Makropulos (la cui traduzione letterale sarebbe Il documento
Makropulos) è il lavoro di Leo Janácek visto e ascoltato più di frequente in
Italia dal 1992 (dopo 70 anni di oblio). Si tratta di un giallo giudiziario
imperniato sulla ricerca affannosa di documenti prima che scatti la
prescrizione.
Una cantante giovane e affascinante sembra conoscere dettagli molto
antichi. Ma anche lei è alla ricerca di un documento: una ricetta che le ha
assicurato tre secoli di vita, mantenendo sempre l'apparenza di un'attraente
ventisettenne. In effetti, il giallo, con finale a sorpresa, è una riflessione
sull'avventura umana e sulla morte. Ora è in scena fino al 25 marzo a La Fenice
di Venezia (uno dei teatri con La Scala e il Maggio fiorentino che più hanno
contribuito a far conoscere Janácek in Italia). Sotto il profilo drammaturgico,
Robert Carsen (regia) e Radu e Miruna Boruzesco (scene e costumi) fanno
coincidere l'azione con la prima di Turandot di Puccini in una Praga impregnata
da Kafka. Grande attenzione ai dettagli della recitazione. I tre atti durano in
tutto 90 minuti, l'intervallo dopo il secondo fa però cadere il pathos di un
vero thriller. Sotto il profilo musicale, Gabriele Ferro conferisce una patina
lirica molto latina al mosaico di frammenti che echeggiano autori così distanti
come Strauss e Debussy. Di solito, il ruolo della protagonista è affidato a un
soprano drammatico. Ángeles Blanca Gulin è invece un soprano lirico spinto come
inteso da Janácek. Buono il resto del cast. Grande successo alla prima.
(riproduzione riservata)
Nessun commento:
Posta un commento