InScena
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Herzog mette il Doge sotto una neve musicale
di Giuseppe Pennisi
I Due Foscari, in scena a Roma sino al 16 marzo e poi in tournée in
Giappone, è l'opera più breve di Verdi, allora trentenne. Lavoro cupo tratto da
una tragedia ancor più cupa di Byron, è concepita per essere letta non
rappresentata. Dimenticata nell'Ottocento, e riscoperta negli anni 50 del
Novecento, pone seri problemi di regia poiché del contesto storico (le lotte
nella Venezia del Quattrocento) non c'è che qualche vaga traccia e in scena non
avviene nulla o quasi; tutto accade prima e, durante i tre atti, i fatti di
rilievo si verificano in gran misura dietro le quinte.
L'opera ha solo tre personaggi; lo sviluppo psicologico e drammaturgico è
limitato. La regia di Werner Herzog e le scene e i costumi di Maurizio Balò
mostrano una Venezia glaciale e innevata in cui si svolge una tragedia di amore
paterno e filiale a causa della giustizia pilotata nella faide tra
aristocratici. Riccardo Muti evidenzia l'equilibrio nella strumentazione e i
colori smorti nell'armonia, impiegata prevalentemente nella tonalità bemolle.
Nello spettacolo, primeggiano le voci: Luca Salsi nelle due arie del Doge
Francesco, in cui la melodia è radicata in una realtà tragica, Francesco Meli
(suo figlio Jacopo) nelle due arie spinte, in cui sfoggia una vocalità
generosa, e Tatiana Serjan (Lucrezia) nell'impervia coloratura drammatica.
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