InScena
Tristan und
Isolde nell'era dell'euro
di Giuseppe Pennisi
Tristan und Isolde di Wagner in scena alla Fenice fino al 1° dicembre si
presta a un raffronto con l'edizione che inaugurò La Scala nel 2007, anche
perché il protagonista è lo stesso, Ian Storey, allora al debutto nel ruolo. La
concertazione di Myung Whun Chung è solo leggermente dilatata, l'opera dura
circa mezz'ora in meno rispetto alla versione di Barenboim.
Le dimensioni relativamente piccole de La
Fenice rendono il suono morbido e rotondo ed esaltano le arpe, i violoncelli e
i fiati. Ian Storey è cresciuto rispetto al 2007. La vera sorpresa è Brigitte
Pinter, una Isolde giovane e statuaria, con vocalità da soprano assoluto e
capacità di ascendere a tonalità alte e raggiungere con pari facilità quelle
gravi. La affianca perfettamente l'ancella Brangania di Tuja Knithila. Richard
Paul Fink è un Kurnewal pieno di energia, mentre Attila Jun è un Re Marco poco
espressivo ma con buona voce. La regia di Paul Curran esalta la dimensione nordica,
con un'azione interiore trasmessa dagli sguardi dei protagonisti. Belle le
scene astratte di Robert Innes Hopkins. C'è un sostrato geopolitico messo in
luce in questa edizione: il complicato mito di Tristan und Isolde non è una
vicenda di corte da troubadour ma racconta un tentativo di riassetto, ove non
d'unificazione, politica ed economia (con pure una moneta unica) nell'area che
si estende dalla parte settentrionale della Francia alle Isole Britanniche e ai
lembi della Scandinavia. Ma l'amore tra la selvaggia principessa irlandese e il
casto bretone scompiglia tutto. (riproduzione riservata)
Nessun commento:
Posta un commento