martedì 13 novembre 2012

QUALE SISTEMA DI GOVERNO PER L’ECONOMIA in Il Velino 13 novembre


QUALE SISTEMA DI GOVERNO PER L’ECONOMIA
Edizione completa
Roma - Nel suo consueto editoriale domenicale su Il Sole-24 Ore, Giuliano Amato, a cui certo non manca esperienza di governo in generale, e di governo dell’economia in particolare, ha sollevato un nodo importante: se un sistema presidenziale all’americana od un sistema parlamentare all’europea sia più ‘efficiente’ in termini di decisioni spedite e di buona qualità. Il sistema americano (in cui Presidente, da un lato, e Congresso, dall’altro, hanno due fonti molto differenti di legittimazione elettorale) permette di sapere chi è alla guida del Governo la notte stessa delle elezioni ma se (come avvenuto nel caso specifico delle elezioni 2012) ad un Presidente ‘democratico’ si contrappone un Congresso ‘repubblicano’, l’esito sarà la necessità di lunghi e complessi negoziati perché il Paese assuma decisioni fondamentali (quali, nel caso specifico Usa, quelle sui contenuti del bilancio, sul deficit, sul limite allo stock di debito).
Ad Amato è facile rispondere che decisioni frutto di negoziazione sono spesso di migliore qualità di decisioni consociative: non saremmo nel marasma di finanzia pubblica in cui versiamo se non fossero state varate alcune leggi miopi negli anni della cosi detta ‘solidarietà nazionale’ e non fosse stata varata frettolosamente una pasticciata riforma del Titolo Quinto della Costituzione. Tuttavia, questa sarebbe una risposta banale. Pur tenendo conto che negoziati tra poteri dello Stato non vogliono sempre dire lentocrazia e possono migliorare la qualità delle decisioni, occorre tenere presente due fenomeni, uno vecchio di almeno due decenni e l’altro relativamente nuovo, che vincolano Governi e Parlamenti più di quanto non facciano i rapporti formali, e le diverse forme di legittimazione elettorale, tra i Poteri dello Stato.
Essi sono attanagliati da una forbice con una lama che viene dall’alto (la globalizzazione) ed una dal basso (le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione). Un quarto di secolo fa, uno dei più noti sindacalisti francesi, Marc Blondel, scrisse efficacemente che ‘a causa della globalizzazione, i Governi sono diventati i sub-appaltanti dei mercati’. Oggi sono ancora più di allora. Adesso, i Parlamenti ed i Governi sono le ‘umili ancelle’ dei ‘social network’. A casa nostra , lo provano il movimento di Beppe Grillo e la campagna di Matteo Renzi. Nel vicino Oriente, lo dimostra la ‘primavera araba’. Nel Celeste Impero, lo confermano i tentativi di mettere le mani sulla rete delle reti. Riflettiamoci quando – speriamo presto - dovremo modernizzare il nostro sistema istituzionale.   (ilVelino/AGV)

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