CRISI, OTTO TEATRI INSIEME PER UNA RARA EDIZIONE INTEGRALE DI 'LUCIA'
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Roma - La mancanza di
finanziamenti premia gli intelligenti che sanno cogliere le opportunità anche
da una crisi : otto teatri (ma l’elenco potrà crescere) si sono coalizzati per
ridare vita alla Lucia di Lammermmor, l’opera che trionfò e appassionò il suo
pubblico fin dal debutto al Teatro San Carlo di Napoli nel 1835, nella edizione
con le scene di Josef Svoboda e la regia di Henning Brockhaus. Il viaggio è
iniziato a Como, dopo tappe a Brescia e Novara, approda in queste settimane
nelle Marche (Jesi e Fermo) per tornare poi in Lombardia (Cremona e Pavia) e
approdare a metà gennaio a Ravenna. Si parla però d’interesse di altri teatri
italiani e stranieri, specialmente di quelli sull’altra sponda dell’Adriatico
nonché di un importante festival estivo internazionale nell’estate 2013. Per
ora un totale di 25 repliche , un record che poche fondazioni liriche riescono
a sfoggiare per un solo titolo nel corso di una stagione. Il libretto è ispirato
al romanzo storico di Sir Walter Scott, The Bride of Lammermoor. Siamo nel
Medioevo scozzese al tempo della Guerra delle Rose e della guerra tra due clan:
quello degli Ashton (la famiglia cui appartengono Enrico e Lucia), e quello dei
Ravesnswood di cui fa parte Edgardo, l’amante della protagonista costretta a
sposare Arturo Bucklaw per salvare il proprio fratello ormai prossimo alla
rovina. Ma Brockhaus porta l’azione in un quadro atemporale: spade e corazze
medioevali si vedono nel prologo ma i protagonisti vestono abiti ottocenteschi
e la festa di nozze diventa un’orgia proustiana per tutte le tendenze sessuali
(in una Scozia davvero scatenata) ‘Lucia’ è un apologo di potere bruto che vede
protagonisti uomini guerrieri coinvolti in continue violenze e questo stesso
mondo di violenza maschile opprime, schiaccia l’innamorata Lucia, appena orfana
di madre, salvata dall’amato Edgardo da un letale violento toro. Nella maggior
parte dei numerosi allestimenti dell’opera che sono stati proposti sui palcoscenici
di tutto il mondo, Lucia è predisposta alla follia fin dalla prima entrata.
Sono d’accordo con Brockhaus : non la credo affatto folle fin dal principio, ma
al contrario una persona piena di emozioni giuste, umane, sane. Lucia è in
pieno possesso della sua vita empatica, ammette il dolore, conosce l’amore e lo
vive emozionalmente, la gioia che Donizetti sottolinea con tutta l’introduzione
dell’arpa, le angosce più profonde del nostro essere e, contrariamente a suo
fratello, lei vive queste emozioni. Enrico è morto in quanto odia se stesso e
gli altri, segue esclusivamente le logiche del potere ed è quindi determinato
dall’esterno, non ha una vita interiore come Lucia. La musica di Donizetti fa
emergere di battuta in battuta una differenza evidente e abissale tra il mondo
femminile di Lucia fatto di un susseguirsi continuo di diversi sentimenti,
amore ed emozioni e quello unilaterale maschile dove trionfano quasi unicamente
la smania di potere, di guerra (quindi di distruzione) e l’odio. Le musiche del
mondo di Enrico sono spesso marce o musiche cupe. Enrico è infelice, odia se
stesso, non conosce l’amore, non ha una donna, non soffre per la morte della
madre e ne parla soltanto in una battuta cinicamente. Si potrebbe anche dire
che ciò che sembra essere normale sia in realtà la vera follia. Enrico,
Raimondo, Normanno e in parte anche Edgardo sono personaggi deformati con
grandi mancanze emotive. Lucia rimane sorpresa e quasi scioccata dal primo
incontro con l’amato Edgardo: si frequentano da molto tempo anche se di
nascosto, ma finora non lo aveva mai conosciuto come uomo di potere, e ignorava
il suo odio. La protagonista viene poi condotta alla follia da giochi di potere
e inganni ad esso legati. Il culmine dell’opera è la famosa scena della follia
che viene sempre rappresentata seguendo i clichées di quello che noi pensiamo
sia folle con strani gesti e atteggiamenti gratuiti che non arrivano in nessun
modo al vero nucleo di quanto accade con Lucia. È sorprendente che Cammarano e
Donizetti la facciano parlare di Edgardo pur avendo appena assassinato Arturo.
Lucia assassina parla con amore di Edgardo. C’è una sola spiegazione a questa
scelta drammaturgica: in verità Lucia è stata spinta alla schizzofrenia. Si è
ribellata ai giochi di potere esterni a lei, ammazzando Arturo per salvare
dentro di sé la sua vera vita emozionale, cioè l’amore verso Edgardo. In questa
edizione, Lucia arriva in scena con il cadavere di Arturo, ma per lei questo
morto diventa in una proiezione psicologica il simbolo del suo amore per Edgardo.
Tutta la scena (come dimostra la musica) è piena d’amore. Tutti rimangono
scioccati e quasi pietrificati (Donizetti non fa più cantare né il coro né
Raimondo): Lucia riesce a realizzare il suo vero amore solo con il morto
Arturo.
Allora come oggi l’eccessiva smania di potere porta a una deformazione dell’anima che può rivelarsi causa di follia. Le scene allucinanti di Svodova e la sapiente regia di Brokhaus ci ricordano che anche nostra storia recente è piena di psicopatici e di individui che si sono consegnati al potere. In questo senso Lucia di Lammermoor risulta ancora attuale e contemporanea. E’ una rara occasione di ascoltare una “Lucia” quasi integrale e corretta sotto il profilo della filologia musicale: merito del giovane maestro concertatore Matteo Beltrami che utilizza, ad esempio, l’arpa non il flauto nella ‘scena della follia’. Lo spettacolo termina alla mezzanotte e mezza (con inizio alle 21e due brevi intervalli), circa venti minuti di più delle versioni correnti. Gli otto teatri si affidano a giovani interpreti. Gianluca Terranova (il più noto anche a ragione del film televisivo su Caruso di cui è stato di recente protagonista) è un Edgardo generoso la cui voce riempie i teatri relativamente piccoli della tournée: maschio e prestante l’acuto, attento il fraseggio, buono il legato. Julian Kim è un Enrico di valore sotto il profilo interpretativo sia vocale. Giovanni Battista Parodi da sostanza a Raimondo, personaggio spesso sottovalutato, mentre Alessandro Scotto di Luzio induce nel falsetto e lascia a desiderare. E ‘Lucia’? La ventiduenne giorgiana Sofia Mchedlishvli è bella, recita bene ed è dolcissima. Impersona a pennello la sventurata protagonista. Affronta, però, il ruolo troppo presto: voce piccola, timbro un po’ metallico (tipico dei soprani dell’Europa orientale) , anche se ha un’ottima coloratura e conquista il pubblico vincendo su tutti all’applausometro. (ilVelino/AGV)
Allora come oggi l’eccessiva smania di potere porta a una deformazione dell’anima che può rivelarsi causa di follia. Le scene allucinanti di Svodova e la sapiente regia di Brokhaus ci ricordano che anche nostra storia recente è piena di psicopatici e di individui che si sono consegnati al potere. In questo senso Lucia di Lammermoor risulta ancora attuale e contemporanea. E’ una rara occasione di ascoltare una “Lucia” quasi integrale e corretta sotto il profilo della filologia musicale: merito del giovane maestro concertatore Matteo Beltrami che utilizza, ad esempio, l’arpa non il flauto nella ‘scena della follia’. Lo spettacolo termina alla mezzanotte e mezza (con inizio alle 21e due brevi intervalli), circa venti minuti di più delle versioni correnti. Gli otto teatri si affidano a giovani interpreti. Gianluca Terranova (il più noto anche a ragione del film televisivo su Caruso di cui è stato di recente protagonista) è un Edgardo generoso la cui voce riempie i teatri relativamente piccoli della tournée: maschio e prestante l’acuto, attento il fraseggio, buono il legato. Julian Kim è un Enrico di valore sotto il profilo interpretativo sia vocale. Giovanni Battista Parodi da sostanza a Raimondo, personaggio spesso sottovalutato, mentre Alessandro Scotto di Luzio induce nel falsetto e lascia a desiderare. E ‘Lucia’? La ventiduenne giorgiana Sofia Mchedlishvli è bella, recita bene ed è dolcissima. Impersona a pennello la sventurata protagonista. Affronta, però, il ruolo troppo presto: voce piccola, timbro un po’ metallico (tipico dei soprani dell’Europa orientale) , anche se ha un’ottima coloratura e conquista il pubblico vincendo su tutti all’applausometro. (ilVelino/AGV)
(Hans Sachs) 24
Novembre 2012 12:20
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