Il mercato
unico? O raddoppia o muore
20 anni dopo
Perché il progetto lanciato da Delors segna il passo?
Ecco le ragioni dell’impasse e ciò su cui puntare
20 anni dopo
Perché il progetto lanciato da Delors segna il passo?
Ecco le ragioni dell’impasse e ciò su cui puntare
DI GIUSEPPE PENNISI I n questi giorni , il mercato unico proposto da Jacques Delors negli Anni Ottanta compie vent’anni. Della ricorrenza non si è accorto quasi nessuno: qualche manifesto e qualche bicchierata negli uffici di rappresentanza dell’Unione Europa sparsi nei vari Stati e poco di più.
La crisi finanziaria dell’Eurozona è al centro dell’attenzione ma, anche a ragione delle misure per superare la crisi, è il mercato unico che rischia di sgretolarsi. Prendiamo l’Unione bancaria: segnerà una netta demarcazione tra gli istituti dei 17 e quelli degli altri 10. Lo stesso discorso vale per gli Eurobond, ove nascessero. Ma è soprattutto in materia di diritto di residenza che minaccia di affossarsi il coltello nelle regole di base del mercato unico: l’aumento della disoccupazione e le marcate differenze in regole di tutela sociale fanno sì che si tenda a tenere 'lo straniero', pure se cittadino dell’Ue fuori dalla porta. A Londra il Governo ha messo ufficialmente allo studio misure per limitare i diritti di cittadini di altri Stati Ue a vivere e lavorare nel Regno Unito.
Sebastian Dullen dell’European
Council on Foreign Relations ha appena diramato (ai soci del Council) uno studio estremamente preoccupante sul futuro del mercato unico. Nonostante l’ultimo Consiglio Europeo abbia imperniato la strategia per crescere, ed uscire dalla crisi, proprio su una maggiore spinta concorrenziale (e quindi un aumento della competitività) che solo le regole del mercato unico possono generare.
Già adesso, molte clausole del trattato di vent’anni fa non vengono in pratica applicate. Ad esempio, per portare una Volvo dalla Svezia all’Italia occorre cambiare locomotiva (ossia treno) almeno quattro volte ed ogni volta perdere tempo ed energia in estenuanti controlli burocratici. Ancora peggio, i trasporti marittimi perché il mercato unico si ferma (in pratica) alle coste. La liberalizzazione del traffico aereo è a rischio poiché nei maggiori Stati Ue si stanno levando gli scudi contro le compagnie
low cost. Meglio non parlare di commercio e di professioni.
La Commissione europea ha varato, all’inizio di ottobre, una proposta (non ancora una bozza di trattato) per rispondere al rischio di frammentazione (che minaccia di avere implicazioni anche per l’Eurozona) con un Single Market Act II che metterebbe l’accento sull’integrazione dei mercati in quattro settori: a) le reti ; b) la mobilità di persone ed imprese; c) l’economia digitale; d) misure per rafforzare i benefici ai consumatori e la coesione sociale. Il programma di lavoro mira a giungere ad un trattato nel 2015 e, nel frattempo, a respingere i rischi di misure (unilaterali o meno) volte a fare marcia indietro anche nei settori dove sono stati effettuati progressi.
Non che la proposta della Commissione (disponibile sui siti dell’Ue) sia perfetta, ma rappresenta, per il momento, l’unico tentativo serio per frenare una tendenza in atto. Se venisse presentata non nell’arido lessico dell’eurocrazia, ma con lo slogan 'Il mercato unico o raddoppia o muore' forse avrebbe l’attenzione che merita.
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