domenica 25 novembre 2012

Alla Scala Lohengrin senza cigno in Quotidiano Arte 26 novembre




LUNEDÌ 26 NOVEMBRE 2012


















lunedì 26 novembre 2012
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Teatro La Scala, 7 dicembre 2012
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Alla Scala 'Lohengrin' senza cigno
Giuseppe Pennisi
Lungo racconto pubblicato a puntate nell’estate del 1913 sul «Corriere della Sera», La Leda senza cigno di Gabriele D’Annunzio narra la storia di una giovane donna e delle sue delusioni. La sua vita è dominata da una fatalità chiusa che le impedisce di sollevarsi dalle meschinità del vivere quotidiano. Inevitabile la rinuncia a sogni e aspirazioni. Il testo, strutturato nella forma del racconto nel racconto, si chiuderà con il suicidio della protagonista.
Nell’edizione in volume del 1916 D’Annunzio accompagnò al romanzo una Licenza ricca di ricordi autobiografici. Qualcosa di simile avverrà alla Scala la sera di Sant’Ambrogio (7 dicembre) poiché 'Lohengrin' di Wagner verrà presentato non come “una grande opera romantica” ma come un dramma quasi freudiano. Ciò non potrà non scatenare polemiche. Nelle versioni tradizionali, 'Lohengrin' è l’angelo custode del Santo Graal, il cavaliere del cigno caro alle leggende medievali dei Paesi Bassi. Sceso sulla terra, egli cerca una donna che sappia apprezzarlo semplicemente per la sua umanità, e la troverà in Elsa di Brabante. Assurgerà a incarnazione della speranza negata nel suo conflitto con Federico di Telramondo, conte di Brabante, cavaliere in lotta per l’onore. Una fiaba dal finale tragico, dove la felicità lascia il posto alla malinconia della rinuncia e alla vaghezza del sogno, che a tratti assume le fattezze di un dramma storico.
In un'intervista alla rivista «Classic Voice» il regista Claus Guth, spiega di non essere "interessato all’immagine del cigno in sé, non è così importante: quel che conta è il fratello di Elsa, che si nasconde dietro quell’immagine, e sicuramente questo aspetto verrà sviluppato".
Inoltre l’opera non sarà ambientata nel Medioevo ma ai tempi di Wagner: "Sicuramente conta molto l’epoca in cui il compositore è vissuto, uno snodo cruciale, in cui si entrava nel mondo moderno più o meno come lo conosciamo oggi, anzi si ponevano le basi per quel sistema capitalistico-finanziario e politico nelle cui propaggini, o meglio conseguenze, ci troviamo a vivere oggi. Questo mi ha spinto a mettere in scena il 'Lohengrin' all’epoca di Wagner, posta a sua volta in parallelo con i nostri giorni".
Per Guth, la chiave del 'Lohengrin' sta nei traumi infantili della protagonista femminile dell'opera, Elsa. "Ho realizzato una sorta di background completo per questa giovane donna e Elsa ha svelato una storia e una psicologia di estremo interesse. Una ragazza rimasta orfana assai presto, che sente profondamente questa perdita, subito acuita dalla nuova perdita del fratello, che la scuote ulteriormente. Si aggiunge poi il comportamento ambiguo e contraddittorio di Friedrich von Telramund, che prima si arroga il diritto alla sua mano, poi le preferisce Ortrud. Mi sembra significativo - aggiunge il regista - usare il potere dell’immaginazione per raccontare come Elsa abbia dunque vissuto una vicenda precedente, prima dell’arrivo di Lohengrin, dove ha anche sviluppato una sorta di ossessione per una ideale figura di 'salvatore'"




























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