InScena
Gli abissi di Macbeth
innalzano il Carlo Felice
di Giuseppe
Pennisi
Quando mancano i soldi, si aguzzano
le idee. Ne è prova la produzione del Macbeth di Verdi che dopo tre recite a
Jesi, dal 7 all'11 novembre, inaugurerà in gennaio la stagione del Carlo Felice
di Genova. Sarà poi in marzo a Trieste e in seguito viaggerà in Italia e
all'estero. È una ripresa dell'edizione 1995 proposta a Roma dallo scenografo
Josef Svoboda (nel decennale della morte), dal regista Henning Brockhaus e
dalla costumista Nanà Cecchi.
Tra il 1995 e il 2002 (quando le scene vennero
rottamate), lo spettacolo viaggiò in diverse città italiane, in Giappone e
Ungheria. Nella scenografia ancora sorprendente e allucinante di Svoboda (ora
ricostruita), Macbeth (Luca Salsi), frustrato nel suo rapporto erotico con la
Lady (Tiziana Caruso), si lancia alla ricerca del potere a ogni costo: una vera
e propria orgia di delitti da cui vengono, nell'arco di breve tempo, essi
stessi travolti. Unici personaggi positivi sono Malcolm (Dario Di Vietri) e
Macduff (Thomas Yun). Solo loro, infatti, promettono un mondo migliore. Nelle
scene (realizzate attraverso proiezioni su una rete di plastica) e nei costumi
dominano varie gradazioni di grigio con pennellate rosso sangue e si è in linea
sia con l'azione sia con la partitura. Presentata nella versione del 1847
mostra come Verdi ancora giovane si stesse avvicinando al musikdrama. Poche
arie, un magistrale continuo orchestrale per un lavoro costruito come una scala
a chiocciola verso l'annientamento. Lo spettacolo è tra i più coinvolgenti di
questo autunno, grazie alla concertazione puntuale di Giampaolo Maria Bisanti,
di un buon coro e di un cast di qualità fra cui spicca Tiziana Caruso in grado
di acuti spericolati e di tonalità gravi e profonde. (riproduzione riservata)
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